Prima pergamena

Prima pergamenaIl ricercatore WIELAND WILLKER ha, di recente, scoperto che il brano riportato nella pergamena - con piccole varianti ed inserzioni - è stato ripreso da un antico codice "latino" del Nuovo Testamento, noto agli esperti come CODEX BEZAE, CODEX CANTABRIGIENSIS o CODICE D.

La composizione del testo è stata fatta con un collage di brani tratti dai Vangeli e le differenze riscontrate al confronto con quello della pergamena sono (N.B.: in marrone il testo diverso in tutti i brani, in verde il testo comune con Luca, in blu il testo comune con Matteo e in arancione il testo comune a tutti i brani):

Luca (c 6, v 1-4)

Testo di Luca

** factum est *** in sabbato secundo primo ***** per ****** discipuli ***** **** ************ ******* spicas et (***)fricantes manibus manducabant quidam autem ** ********* dicebant ** **** **** ******* ******** *** sabbatis quod non licet Respondens ***** **** ***** ad eos ******* hoc legistis quod fecit David ****** ******* ipse et qui cum ** era(*)t ********* in domum Dei et panes propositionis ***** manducavit et dedit ** qui **** cum erant **** ****** non lice**t manducare ***** ***** sacerdotibus **

Matteo (c 12, 1-4)

Testo di Matteo

** ****** *** *** ** ******* ******* ***** ***** per ******* discipuli autem **** (***)coeperunt vellere spicas et ********* ******* manduca**** ****** Autem ** farisaei(*) ******** ei ecce **** faciunt discipuli tui sabbatis quod non licet ********** ***** **** ****** ** *** ******* *** legistis **** ***** David quando esuriit **** et qui cum Eo era(*)t ********* in domum Dei et panes propositionis ***** ********* ** ***** ei qui **** cum erant **** ****** non licebat ********* ***** solis sacerdotibus **

Marco (c 2, 23-26)

Testo di Marco

Et factum est *** ** sabbat(**) ******* ***** ***** per ******* discipuli ***** **** (***)coeperunt vellere spicas ** ********* ******* *********** ****** autem ** farisaei(*) dicebant ei ecce qui*(*) faciunt ********* *** sabbatis quod non licet ********** ***** **** ******* *** numquam *** legistis qu*(*)d fec(**)it David quando esuriit ipse et qui cum eo era(*)t introi*(*)it in domum dei et panes propositionis ***** manducavit et dedit ei(*) qui **** cum erant **** ****** non licebat manducare ***** ***** sacerdotibus **

In effetti il testo tratto dal codice è stato utilizzato per creare la frase che l'autore intendeva rendere non immediatamente evidente e percepibile (lettere rialzate nel testo) ad una sommaria lettura del brano:

A DAGOBERT II ROI ET A SION EST CE TRESOR ET IL EST LA MORT

L'estensore della pergamena ha poi anche inserito alcune parole che non attengono al testo sacro e che gli è servita per creare una frase a sé stante (REDIS BLES SOLIS SACERDOTIBUS). Ovviamente, rimane inspiegato il motivo dell'utilizzo della versione del codice Bezae anziché quelle canoniche dei Vangeli della Vulgata di san Gerolamo.

Gli errori e le trasformazioni nelle parole della Pergamena

Gli errori

Nella pergamena troviamo due diversi tipi di modificazione delle parole: errori di trascrizione - lettere scritte in modo diverso da quelle giuste del brano evangelico - e modificazioni od inserzioni di lettere. La loro analisi deve essere fatta confrontandole con le corrispondenti parole del Codex Bezae così come le troviamo scritte nel testo già noto di F. Vigouroux (ed. Letouzey et Ané, Paris, 1912).

Dictionnaire de la Bible Codex Bezae

Le prime due parole da esaminare sono:

segetes segetes "segetes" (1^ riga)
legistis legistis "legistis" (9^ riga)

dove è stata messa una "c" al posto della "g" mentre le corrispondenti del Codex Bezae portano la "g", lettera che è facilmente distinguibile dalla "c" per il tratto di linea (quasi un punto) posto in basso a destra del segno grafico.

Un altro esempio lo abbiamo nella parola "illius" illius trascritta illius "illiris" (3^ riga) dove la "iu" è diventata una "iri" iri . Se, però, raffrontiamo tutte le lettere "r" del Codex Bezae vediamo che nessuna di esse è fatta come la presunta "r" di "illius" r :

r

La differenza sta nel fatto che il simbolo grafico utilizzato nel codice per le "u/v" è di forma particolare:

u

Infatti la "u" è formata da due tratti grafici u di solito uniti tra loro come in questa u ; talvolta sono vergati in maniera più o meno distaccata tra loro come in quest'altra u . Inoltre, in questo caso, la "u" è anche preceduta da una "i" a formare il dittongo "iu" iu e questo contribuisce a "mascherare" la lettera "u".
La scomposizione esatta delle singole lettere risulta quindi essere:

iu (iu) = i (i) + u (u)

e non:

iu (iu) = i (i) + r (r) + i (i)

L'ultima differenza si trova nella parola esuriit "esuriit" (10^ riga) trascritta esurut "esurut". Qui, l'errore è dovuto al fatto che il dittongo "ii", antecedente la "t", è stato letto come una "u"; nel codice, però, la prima parte del segno grafico della "u" porta sempre un trattino orizzontale iniziale in alto a sinistra u .

Le trasformazioni

L'autore della pergamena si è impegnato anche in una vera e propria trasformazione grafica - che balza abbastanza evidente agli occhi - della parola "discipuli":

discipuli 1 discipuli 1 (1^ riga)

In essa la lettera "c" è stata trasformata in una "g" rialzata perché serviva ad evidenziare la stessa lettera nella parola "Dagobert" necessaria a comporre il noto messaggio "À Dagobert II roi et a Sion est ce trèsor et il est la mort". Nella stessa parola è da notare anche che la lettera "s" è l'unica ad avere l'occhiello superiore chiuso occhiello diversamente da tutte le altre che compaiono nella pergamena:

s

ed anche quelle del codice non presentano affatto questa particolarità:

s

Che si debba trattare di una trasformazione di lettere risulta perciò chiaro dal fatto che la parola "discipuli" è stata riportata nella 6^ riga ed è scritta con la lettere "s" e "c" nella maniera giusta:

discipuli discipuli

Se osserviamo bene queste due trasformazioni delle lettere non possiamo non notare che sono state volute dall'autore della pergamena. Perché?.

Orbene, abbiamo già visto che, prima della parola "discipulis", è stata modificata la lettera "g" della parola "segetes" che è diventata s(c)cetes scetes. Soprassedendo al fatto che la "e" è stata anch'essa trascritta come una "c", a causa della somiglianza delle due lettere, è del tutto evidente che l'autore della pergamena avrebbe potuto utilizzare trasformandola in "g" la lettera "c" di "s(c)cetes" e, quindi, raggiungere lo stesso scopo di evidenziare il messaggio ottenuto rialzando le lettere nella pergamena (in questo caso la "g" di Dagobert).

Se ne deve dedurre, pertanto, che la modificazione introdotta con la posposizione della lettera "g" in "disgipuli" anziché in "s(c)cetes" è stata deliberatamente scelta e voluta dal suo autore!.
La "g", infatti, era importante non tanto in "segetes" ma in "disgipulis" in quanto non si voleva riportare il testo esatto del brano evangelico ma costruirne un altro, ben evidenziato con l'introduzione errata della lettera "g" sottosegnata anche da un puntino e creare così un nuovo messaggio grafico. In sintesi: il cambio della lettera "c" in "g" nella parola "disgipuli" era necessario per giungere alla nuova trasformazione grafica di una parte della parola che, quindi, ora può diventare il simbolo di un numero:

1861 (1861)

Pur non essendo, a prima vista, chiaro il motivo per cui l'anonimo estensore del testo abbia voluto far ciò è, comunque, pacifico che la modifica si presta bene a costituire sia una possibile "firma" di riconoscimento dell'autore stesso sia la mera indicazione di una data ritenuta importante nel contesto della nostra storia.

È significativo, infatti come per tutte le parole i simboli ed ogni altro artizio grafico aggiunto nel brano del vangelo di Luca della permanena piccola non siano state ancora trovate spiegazioni valide e, in particolare, ciò vale per il noto messaggio formato rialzando alcune lettere del testo (A Dagobert et a Sion ..).
Con la criptica inserzione della data "1861" sembra, invece, che l'anonimo abbia voluto indicare qualcosa di più e cioè che la redazione del testo della pergamena debba avere una sua precisa collocazione temporale. In particolare, sembra voler dare certezza al fatto che, seppur vi fossero menzionati antichi personaggi ed istituzioni (Dagobert II, Sion), la pergamena (ma non il testo) non era di fattura di un'epoca così lontana, peraltro abilmente rievocata anche con l'uso di una scrittura antica (onciale) e, quindi riferibile al tempo in cui visse il re Dagoberto II (sec. VII). In breve, seppure i fatti ed i personaggi menzionati risalivano a tempi lontani, tutto sembrava essere stato riscoperto e/o rivelato in un tempo più recente.

Alcune fotografie delle pergamene originali, forse quelle da cui furono tratte le copie per de Sède, furono mostrate ad HENRY LINCOLN dal marchese PHILIPPE DE CHERISEY durante le riprese di un documentario televisivo BBC sul mistero di Rennes le Chateau dopo l'intervista a Pierre Plantard.
In quell'occasione l'autorevole rappresentante del PRIORATO DI SION affermò che le pergamene erano state "confezionate" da de Chérisey ed è questa la notizia che è stata poi riportata da Lincoln in un suo successivo libro.

Dichiarazioni analoghe furono di nuovo fatte, da de Chérisey e Plantard, dopo le indagini svolte da Lincoln per scoprire l'origine e la destinazione finale delle copie e degli originali delle pergamene.
Il primo effetto che ne conseguiva era un'indicazione precisa: il possibile autore del testo della pergamena non poteva essere ricercato né nella persona dell'abate Bigou, da troppo tempo deceduto, né in quella di Saunière che, invece, a quella data, non era ancora comparso alla ribalta di Rennes-le-Chateau.

Le inserzioni

Un'ultima modifica è stata introdotta con l'inserzione di una lettera nella parola dixitdixit "dixit" (8^ riga) dove, tra la "d" e la "i", fa bella mostra di sé una "e" rialzata e . Il motivo di questa modifica è legato alla necessità della composizione del noto messaggio formato tutto con lettere rialzate riprese dal testo base. Si noti anche come la lettera iniziale "d" d della parola "dixit", sia molto diversa da quella delle altre parole nella pergamena:

d

che, invece, tutte molto assomigliano a quelle del Codex Bezae:

d

Questa specifica, singola lettera, quindi, insieme al dittongo "iu" trascritto "iri" per l'individuazione della lettera corsiva (minuscola) "r" trascritta conla capitale "R", sono tutte indicazioni preziose, evidenti tracce del diverso stile scrittorio proprio dell'autore della pergamena.
Da questo breve esame della pergamena possiamo di certo concludere che il suo autore non era un esperto di scritture antiche, non conosceva il testo del passo evangelico in questione (Luca 6- 1,4) né era un buon latinista.

E però non si può non convenire che, per prepararla, egli dovette avere sotto gli occhi se non l'originale almeno una riproduzione del brano evangelico così com'era nel Codex Bezae anche se, poi, non ha voluto o non ha saputo riprodurne lo stile scrittorio (onciale).
La conferma del fatto è data proprio dalla presenza degli errori di trascrizione delle parole "illius" (3^ riga) ed "esuriit" (10^ riga): in entrambi i casi la lettura errata dei dittonghi ("iu", "ii") è stata all'origine delle differenze poi riscontrate nella trascrizione ed è ovvio, invece, che tale confusione non sarebbe stata possibile se quelle due parole fossero state tratte da un testo più recente, magari a stampa, o da un manoscritto con stile scrittorio più chiaro e conosciuto dall'autore.

Se, però, consideriamo che il testo del Codex Bezae non è di facile lettura per un profano - l'uso di questo stile scrittorio (onciale del III-IV sec.) richiede una certa padronanza nelle grande varietà delle antiche scritture - possiamo affermare che, in questa pergamena, il lavoro di trascrizione è stato fatto meglio rispetto alla pergamena grande che, infatti, contiene molti più errori ed omissioni.
È pur vero che nella pergamena piccola è stato riportato un testo più breve ma, in ultima analisi, in essa sono presenti solo pochi errori.