Introduzione

Vista dall'alto di Rennes le ChâteauDa tempo un grande mistero avvolge RENNES LE CHÂTEAU, piccolo antico paese situato nel Midi della Francia, alle pendici dei Pirenei, e la vita singolare di uno dei suoi curati, BERENGER SAUNIÈRE.

Primo di sette figli, era nato l'11 aprile del 1852 a MONTAZELS, un altro paese di campagna vicino a Rennes dove volle sempre vivere frequentando i dintorni della sua definitiva parrocchia, senza mai abbandonarla - con ostinazione, anche quando dal 1909 il suo nuovo vescovo tentò più volte di allontanarvelo - fino alla sua morte, avvenuta il 22 gennaio 1917.
La famiglia, d'origine contadina ma assai legata alla monarchia e molto cattolica, conduceva una vita abbastanza tranquilla poiché il padre Joseph era sindaco del paese ed amministratore delle terre del marchese di CAZEMAJOU.
Berenger, come il fratello ALFRED, abbracciò la vita religiosa. Nel giugno 1879 venne ordinato sacerdote, poi ebbe il primo incarico come vicario ad Alet, nel 1882 curato a Le Clat ed, infine, dal 1 giugno 1885, curato a Rennes. Raggiunto il paese lo trovò quasi abbandonato così come lo erano la chiesa e la casa parrocchiale. Egli, comunque, non si perse affatto di coraggio e cominciò a far restaurare la chiesa.

Berenger SaunièreDall'anno 1891, però, qualcosa di particolare accadde: MISSION 1891 è la frase che Saunière fece inscrivere su di un pilone di fattura visigota (o carolingia) sottratto al vecchio altare della chiesa e sul quale venne posta una statua della Madonna di Lourdes. Iniziò, quindi, un cambiamento completo del suo stile di vita: da umile prelato divenne un personaggio noto e molto ricco.
Infatti, se fin dagli inizi del suo primo incarico era riuscito a tirare avanti col modesto stipendio statale assegnatogli che non gli permetteva neanche di arrivare alla fine del mese - i suoi "fondi segreti", così li menzionava nel suo diario, dopo sei anni erano di soli 80 franchi - da quell'anno, invece, dopo alcune scoperte fatte durante i lavori di restauro dell'antica chiesa di SANTA MARIA MADDALENA, Saunière ebbe, inspiegabilmente, grandi disponibilità di denaro che gli permisero di ristrutturare la chiesa, di abbellirla completamente, comprare alcuni terreni vicini, costruirsi una magnifica casa - VILLA BETANIA - una strada, una biblioteca e di vivere, con la governante MARIE DENARNAUD, in maniera agiata, frequentando ed invitando persone importanti che spesso ospitava presso di lui.

Villa BetaniaA conti fatti, sembra che sia arrivato a spendere, nell'arco della sua vita, decine di milioni di franchi oro dell'epoca!.

Negli ultimi anni della vita giunsero solo molti dispiaceri: il suo vescovo che non era riuscito ad allontanarlo dalla parrocchia di Rennes e, soprattutto, non era riuscito a carpirgli il segreto ed il motivo di tanta sua ricchezza lo accusò di trafficare con le messe. Ci furono processi lunghi con l'intervento anche del Vaticano ma appena Saunière la spuntò, improvvisamente ebbe un colpo apoplettico (17.01.1917) che, pochi giorni dopo, lo condusse alla morte (22.01.1917).
L'eredità del curato passò - per sua stessa volontà - alla sua governante, Marie, che visse tranquillamente, anche se non sempre agiatamente; anche per lei la morte, purtroppo, giunse improvvisa e senza che fosse riuscita - nonostante la promessa fatta - a confidare il segreto che aveva ricevuto da Saunière, da lei gelosamente custodito, a NOEL CORBU, amico e confidente al quale aveva già consegnato tutto quanto gli era appartenuto.

Noel non era stato trascinato nella vicenda da motivi trascendenti o per tentare l'ascenso personale ma, aveva invece, una spiccata tendenza, da buon imprenditore, a far fruttare a tutti i costi – ed il prezzo pagato potrebbe essere stato molto caro vista la sua non usuale morte - la storia di Rennes per renderla in soldoni sonanti. è certo – e lo si può con facilità constatare dai suoi scritti conosciuti - che il suo interesse nella vicenda era collegato alla scoperta di un tesoro "materiale", ma un destino beffardo aveva reso improvvisamente muta Marie Denarnaud dalla quale aveva ereditato le proprietà di Saunière e, così, tutto gli era sfuggito di mano.

Il navigatore che fosse già a conoscenza degli aspetti più comuni ed elementari della storia e del mistero di Rennes troverà in questo sito informazioni sugli aspetti meno noti o che sono stati poco investigati, sulle nuove ipotesi di lavoro e sugli esiti delle più recenti ricerche della vicenda.

Il navigatore meno esperto, all'inizio del faticoso cammino che lo porterà alla conoscenza dovrà, invece, armarsi di tanta pazienza e leggere almeno pochi libri di base, in italiano che, nell'arco del ventennio trascorso, sono stati pubblicati sulla complessa storia di Rennes e dovrà visitare alcuni siti web (anche stranieri) dove potrà apprendere altri fatti ancora.

Prima di addentrarsi, quindi, negli aspetti particolari e più intriganti di questa "Antiqua Historia" bisogna affrontare subito il toro per le corna e porsi la domanda essenziale di questa affascinante storia: perché sono stati posti in essere, inventati tanti espedienti per occultare il luogo in cui sarebbe stato nascosto un tesoro d'immenso valore? Non sarebbe stato più semplice fare come i pirati e, cioè, disegnare un'unica mappa e conservarla da qualche parte per poter poi ritrovare il luogo in cui era stato nascosto?.

La Vraie Langue CeltiqueE se questo era il modo più facile per tramandare il segreto perché, invece, l'abate HENRI BOUDET, sin dal 1886, aveva scritto un voluminoso quanto enigmatico libro (La vrai langue celtique), e Saunière aveva restaurato, ingrandito ed abbellito con "strani" ornamenti e manufatti un'antica chiesa - costruita su di un tempio pagano, dai Visigoti - dissacrato un intero cimitero, con tombe anch'esse antiche, sparpagliando le ossa dei morti e scritto strani messaggi in codice?

Per partire bene è, quindi, necessario effettuare innanzitutto un'analisi approfondita che deve consentirci di fare chiarezza sui dubbi che circondano l'autenticità dei documenti che sono alla base della nostra storia e, cioè:

  • le pergamene, contenenti i codici cifrati, e che si vuole trovate da Saunière nella chiesa di santa Maria Maddalena;
  • le lapidi (verticale e orizzontale) poste sulla tomba della marchesa MARIE DE NEGRE D'ABLE D'HAUTPOUL DE BLANCHEFORT.

L'elemento importante che lega le lapidi alle pergamene è quello che, se al testo dell'epitaffio

CT GIT NOBLE MARIE DE NEGRE DARLES DAME D'HAUPOUL DE BLANCHEFORT AGEE DE SOIXANTE SEPT ANS DECEDEE LE XVII JANVIER MDCOLXXXI RESQUIESCAT IN PACE

si aggiungono le lettere "PS PRAECUM", apparentemente incise sulla lapide orizzontale, si ottiene un anagramma perfetto del messaggio cifrato nascosto nella seconda pergamena.

Le parole "PS" e "PRAECUM" sono visibili anche su altri manufatti sparsi nei dintorni di Rennes, come nella cosiddetta "dalle della Coume Sourde" ed in un altro trovato durante i lavori di scavo citati nel rapporto CHOLET [1]. Tutto questo non può essere dovuto al caso!.

Ebbene, nel lasso di tempo intercorso tra il 1781 ed il 1895 qualcuno deve aver scritto l'epitaffio - anagramma di un messaggio più importante - sulla lapide che, poi, ha avuto cura di porre sulla tomba della marchesa de Negre, a ridosso del campanile della chiesa di santa Maria Maddalena.
L'artefice di tutto questo, non sembra di certo essere stato lo spaventato abate BIGOU, esule in Spagna, al quale difettarono sicuramente le necessarie conoscenze sulla crittografia ed altro ancora tanto meno, poteva essere stato Saunière che, quando si rese conto della potenziale pericolosità del testo nell'epitaffio, per ben due volte tolse dalla tomba della marchesa la lapide, eliminando così le indicazioni che si sarebbero potute trarre da quello strano scritto che, peraltro, sembrava agevolare la ricerca proprio di quello che lui stesso tentava disperatamente di nascondere!.

Chi, dunque, era stato l'ignoto, oscuro autore dell'epitaffio?.

È questo un primo punto importante che deve essere risolto per percorrere la strada giusta che porta alla soluzione del mistero.

Come per le "false" pergamene, anche per l'epitaffio potremmo pensare ad un altro "falso", forse, di Plantard o dei suoi soci ma l'ipotesi non regge perché è certo che al tempo in cui Tisseyre scrisse il suo articolo per il SESA (1906) Plantard non era ancora nato. Se, quindi, la lapide con la sua inscrizione non è un "falso" manufatto è, però, plausibile che Plantard possa avere ideato un'utilizzazione successiva dello stesso, per suoi fini, ed allora è necessario capire i motivi di tale oscura attività.

Lungi dal voler qui ricostruire la vita di PIERRE PLANTARD e la storia dei suoi numerosi interventi e coinvolgimenti nella vicenda di Rennes le Chateau è, però, necessario rifarsi alle particolari notizie in suo possesso sulla conoscenza di vari personaggi coinvolti nel mistero del piccolo paese del Sud della Francia ed ai suoi legami ed interessi in alcune società segrete.

Pierre PlantardNel 1938 il giovane Pierre si era recato - se dobbiamo credere al suo racconto [2] - a Rennes dove aveva incontrato la settantadueenne Marie DENARNAUD, ex perpetua ed erede di Saunière, alla quale aveva richiesto di riavere indietro le lettere che il nonno, Charles Plantard, aveva scambiato con il defunto curato.

Quali fossero i comuni interessi tra i due non è dato di sapere: Charles, all'epoca di quel primo incontro (6.6.1892) era un giornalista di professione e, ovviamente, tutto quello che di privato c'era stato tra i due sembra oggi destinato a dover rimanere un segreto di famiglia, anche per l'improvviso ritiro di tutta la corrispondenza fatto da Pierre rimasto l'unico punto di contatto fra personaggi diversi ma tutti portatori di conoscenze comuni.

Charles, infatti, conosceva bene anche Henri Boudet, il curato di Rennes les Bains amico e mentore di Saunière, del quale si può affermare, senza tema di smentita, che abbia svolto in questo mistero - con la sua impalpabile, occulta ed intellettuale presenza - un ruolo sicuramente maggiore di quello che a, prima vista, sembra essere stato di Saunière. Ebbene, proprio Pierre Plantard ha curato, nel 1978, la ristampa dello strano libro di Boudet, "La vrai langue celtique".
Un esemplare, di pubblico dominio, della firma dell'anziano prelato e scrittore (riprodotta nella ristampa) è proprio quella apposta nella dedica sulla copia originale del libro, forse, donata dal prete stesso al nonno di Pierre, Charles Plantard: davvero Boudet gliene aveva fatto omaggio? è molto probabile.

In effetti, la firma sulla copia di Charles è risultata autentica dopo la scoperta casuale, fatta alla Bodleian Library, di una lettera autografa di Boudet con la sua busta originale, indirizzata al rettore della Oxford University rimasta, per più di un secolo, conservata all'interno della copertina del libro: la firma e la grafia, chiaramente più curata nella lettera di Oxford, sono identiche nei due esemplari [3].

Nell'avvincente storia del mistero non potevano di certo mancare legami con la nobiltà, la famiglia reale di Francia, gli ordini cavallereschi, le società segrete tra le quali, ovviamente, anche la Massoneria.

Più complessa, invece, si rivela la figura di Pierre Plantard. Molto giovane, era rimasto legato – forse vittima – dell'ambiente familiare e, più in particolare, della figura del padre militante, come diremmo oggi, del catto-monarchismo; ne è riprova sia la stessa attività svolta in quell'ambiente dal suo genitore (valet de chambre) che per le ipotesi di un'origine nobiliare della famiglia avanzate dall'omonimo "zio" prete vicario di Sainte Clothilde a Parigi e, cioè di quella stessa Clothilde, resa santa dalla Chiesa, moglie del primo re di Francia, Clodoveo, della mitica dinastia dei Merovingi, che tanta parte hanno nella vicenda di Rennes e da lei stessa convertito alla fede cattolica. Gli interessi dello zio prete per la genealogia sembrano essere confluiti in un'opera, composta da ben tre volumi, forse pubblicata nel 1939. Inutile dire che, nonostante le tante ricerche, ad oggi, non si è trovata traccia alcuna dell'opera o la menzione dell'abate Plantard in testi specializzati del settore.
E, comunque, da queste particolari conoscenze, sembra che Pierre abbia attinto a piene mani per dar corpo alla sua speciale "mania" che lo portava ad identificarsi con il "Roi perdu", complicata, resa più aspra e combattuta dalla polemica insorta, tra i tre Pierre (padre, figlio e cugino del padre), per il torto fatto dallo zio prete per motivi ancor oggi sconosciuti entrò in polemica con il cugino ecludendolo dall'asserita discendenza regale della famiglia Plantard fino a diventare, poi, un'immagine ossessiva, forzata nella sua mente di Pierre, dopo la prematura scomparsa del genitore.

La puntigliosa ricostruzione genealogica della famiglia Plantard, curata da Pierre sulla base – forse - delle informazioni ricevute dallo zio prete, era stata resa nota, molto più tardi, con il deposito di un anonimo opuscolo alla Biblioteca Nazionale Francese a Parigi. Sebbene tale elaborazione sia stata oggetto di contestazioni, anche da parte di esperti del settore, è possibile rintracciare su vari siti internet specializzati proprio l'albero genealogico proposto da Plantard. Rimasto solo con la madre, Pierre uscì dall'alveo familiare e dallo stato di autocommiserazione in cui era caduto, per la patita esclusione dinastica, e cominciò a darsi da fare per riconquistare e propugnare il suo nobile status.

Ecco allora spiegati i suoi particolari interessi culturali (corsi di epigrafia classica greco-romana) le sue frequentazioni nell'ambiente politico e religioso (sacrista a Saint Louis d'Antin, partecipante al circolo monarchico-religioso guidato dall'abate François Ducaud-Bourget), fino a diventare il capo di raggruppamenti della gioventù francese sempre della stessa ispirazione conservatrice e, infine, al propugnamento ufficiale del suo alto status, del suo nobile rango, durante i seminari a Saint Sulpice. Ma il vero salto di qualità, avviene quando, pochi anni dopo assume la leadership di una già nota società segreta: gli Alpha Galates. E qui il problema si complica.

Non si tratta più solo del solito ambiente monarchico-religioso; l'associazione, prima di lui, era stata guidata dal famoso quanto chiacchierato George Monti conte d'Israeli che aveva avuto una grande influenza negli ambienti massonici dell'epoca. Il conte era stato poi da quell'istituzione avversato per suoi presunti tradimenti e collegamenti con i Gesuiti e, poco dopo, era morto in circostanze molto strane, forse avvelenato, come ebbe a dire il medico suo personale Camille Savoire, anch'egli membro importante della Massoneria ufficiale francese, dalla quale si sarebbe anche lui distaccato per fondare una nuova obbedienza massonica. Il fatto strano, però, è che tutte le associazioni dove Plantard era stato a capo stabilivano nel proprio regolamento l'impossibilità di adesione per gli ebrei ed i massoni. Pierre stesso era stato accusato, da un affiliato agli Alpha Galates, di essere massone e solo dopo un processo interno all'associazione era stato discolpato: oggi, però, in una lettera scritta dal figlio Thomas è possibile, invece, leggere che Pierre era un massone affiliato al Grande Oriente di Francia!.

Ma l'ombra più sfuggente che aleggia su Plantard è quella del nonno giornalista che - sempre a dire del nipote - avrebbe avuto frequenti contatti con l'abate Saunière ed anche una fitta corrispondenza che Pierre si sarebbe fatta restituire dopo una visita a Marie Denarnaud, ormai divenuta erede delle fortune dell'abate. è quindi evidente che, nell'età più matura, dopo aver stretto singolari amicizie, Pierre Plantard potrebbe aver assunto un nuovo e diverso orientamento nei confronti della religione cattolica: non più un fedele militante ma un segreto nemico (massone?).
In un recente articolo, Luc Chaumeil ha avuto modo di chiarire come Plantard fosse diventato molto critico nei confronti della Chiesa e non avesse più rispetto della sua istituzione e dei suoi sacerdoti e si fosse avvicinato ad una forma di religione più paganeggiante e, quindi, fosse arrivato ad avversare il dogma della divinità di Cristo ed ad avvalorare, invece, la possibilità di una sua discendenza regale, assai più terrena.

Lincoln, Baigent e soci – da buoni protestanti – e con maggiore finezza di Plantard non hanno fatto altro che riprendere le confidenze e le conoscenze di Pierre, propugnate nell'ultima associazione segreta forse anche da lui capeggiata – il Priorato di Sion – e, sulla scorta di quanto saputo nei contatti avuti hanno elaborato, sviluppato e, ancora una volta nella storia, disvelato al mondo – forse nell'ambito di un loro comune e concordato disegno - le ipotesi sulla natura umana del Cristo e sulle sue probabili vicende terrene, scrivendo libri in cui viene affermato il loro credo, con probabili ricostruzioni storiche ed artistiche, e la sapiente introduzione di associazioni segrete di vario tipo – alcune già note nella storia - attorno alle quali si sarebbero cristallizzati l'intera difesa e l'onere della memoria temporale, della tradizione sull'eredità del Cristo e sulle sue particolari dottrine e conoscenze in contrasto con quelle ufficiali della Chiesa cattolica.

La breve analisi di questi collegamenti ci porta a concludere che Plantard ha, in qualche modo, tentato di appropriarsi - introducendo e replicando nella propria vita - quelli che erano stati inesplicati e misteriosi aspetti della vita di illustri personaggi del passato (nobili, re francesi, ecc.) e che la strana attività e le ricerche di Saunière avevano riportato alla ribalta.

Tutto quanto, fin qui sommariamente rappresentato, è conferma del fatto che Plantard era stato assai presto portato a conoscenza del mistero di Rennes le Chateau, poiché il suo coinvolgimento era avvenuto sin da quando era molto giovane: egli, infatti, veniva considerato dagli anziani membri dell'ordine degli Alpha Galates, un personaggio piuttosto importante ed alcuni riposero in lui la loro fiducia nei tormentati giorni dell'occupazione nazista in Francia. Questo spiegherebbe anche le sue molte entrature nei servizi segreti, nell'esercito e nella politica che culminarono poi con la sua asserita collaborazione con due Presidenti della Repubblica: Charles de Gaulle e François Mitterand.

Tornando alle lapidi ed alle pergamene dobbiamo ricordare che il messaggio nascosto, contrariamente a quanto aveva detto De Sede a Lincoln (1971), non era stato affatto appena decifrato dai servizi segreti francesi: era, invece, già stato riportato in uno scritto di sole 33 pagine del 1965 - uno dei tanti "dossiers" depositati alla Biblioteca Nazionale Francese di Parigi - anteriore alla pubblicazione del libro di De Sede (1967): il messaggio era stato poi passato a Lincoln così com'era riportato in quell'opuscolo attribuito a Madeleine BLANCASSAL [4].

L'Or de RennesOrbene, l'ispiratore del libro "L'Or de Rennes", se non addirittura l'informatore, era stato proprio Plantard e, quindi, è del tutto evidente che costui non poteva non conoscere il messaggio ancor prima del supposto intervento, per la decifrazione, da parte dei servizi segreti francesi.
Perché, dunque, Plantard mise in piedi una messinscena della decrittazione postuma del messaggio, peraltro, nella maniera tanto complessa, così come oggi la conosciamo?.

La risposta è data dall'epitaffio della tomba della marchesa d'Hautpoul!.

Abbiamo già chiarito che la chiave di volta per scoprire il messaggio segreto non poteva essere stato affidato, all'epoca di Bigou, alla tecnica crittografica così com'è elaborata e riportata da De Sède e da Lincoln e che - a loro dire - sarebbe stata ottenuta con l'applicazione successiva di ben cinque trasformazioni: del resto, una complicazione del genere, non è mai stata trovata in nessun testo cifrato conosciuto in epoca precedente la lapide.
Questo tipo di elaborazione, invece, divenne comune quando, prima dell'avvento dei computer, i servizi segreti utilizzavano cifrari composti come, ad esempio, quello ben noto conosciuto come Data Encryption Standard (DES) - ideato dalla IBM e reso pubblico nel 1977 dal National Bureau of Standards americano - la cui potenza ed efficacia era basata proprio sull'uso di ben 16 trasformazioni diverse e successive!.
Fu proprio questa particolare consulenza per decrittare il messaggio della pergamena grande che, Plantard, molto probabilmente, richiese ed ottenne dai servizi segreti in forza delle conoscenze e degli appoggi che aveva in quell'ambito.
Una riprova delle sue grandi entrature nei servizi, Plantard la diede quando si ritrovò coinvolto nella transazione per la vendita dei manoscritti (pergamene?) che la nipote di Saunière, madame Jammes, credette di aver ceduto ai rappresentanti della Lega Internazionale dei Librai Antiquari di Londra mentre, guarda caso, costoro erano stati anche ex agenti dei servizi segreti inglesi!.

Ed eccoci arrivati alla soluzione dell'enigma: anche se Plantard conosceva già il messaggio - anagramma perfetto dell'epitaffio - egli o non sapeva di questo particolare aspetto o non era stato in grado di far ricostruire il metodo che dall'epitaffio portava al testo chiaro del messaggio oppure non aveva voluto rendere pubblico il vero sistema di decifrazione.

Qualunque sia la verità, sul messaggio e la sua cifratura, Plantard o chi per lui scelse, anche per rendere più intrigante la storia narrata nel libro insieme a De Sède, di utilizzare un metodo crittografico diverso da quello che all'origine era servito per fare l'anagramma con il testo nell'epitaffio della lapide, da sottoporre all'attenzione dei suoi lettori, e così fece, superando il problema di dover dare spiegazioni sull'altro sistema crittografico, quello usato nella pergamena grande, più complesso, preesistente a Plantard stesso e creato, forse, tra il 1861 ed il 1910.

In tal modo riuscì anche a caricarsi dell'eredità spirituale e materiale del mistero che, invece, era stata di personaggi più importanti - vissuti tra il 1781 e gli inizi del 1900, ormai scomparsi (de Negre, Bigou, Saunière, ecc.) o rimasti solo muti testimoni (Denarnaud) - ed a rendere così più strettamente legata la sua figura alla storia di Rennes le Chateau.
In attesa di completare ricerche e verifiche dobbiamo accantonare, senza abbandonarle, queste importanti e preliminari precisazioni.

Il problema, dunque, si sposta dall'autenticità delle pergamene a quella delle informazioni contenutevi, che devono essere confrontate con quelle delle lapidi (verticale ed orizzontale) della tomba della marchesa Marie De Negre d'Able: è questo un altro degli aspetti centrali dell'intera vicenda da esaminare ed approfondire.
L'importanza di questo argomento è stata riconosciuta da alcuni ricercatori (ad esempio da Patrick Mensior [5] che, a nostro giudizio, ha fatto una bella analisi della lapide) ma la maggioranza di costoro l'hanno trattato senza molto approfondire nonostante le rilevanti implicazioni che esso ha per la soluzione del mistero.

Se, infatti, è di solare evidenza che la redazione delle due pergamene non può risalire ad un'epoca anteriore a quella desumibile dai fatti citati nel codice cifrato abilmente inserito tra le lettere del brano del Vangelo di san Giovanni:

BERGERE PAS DE TENTATION QUE POUSSIN TENIERS GARDENT LA CLEF PAX DLCXXXI PAR LA CROIX ET CE CHEVAL DE DIEU J'ACHEVE CE DAEMON DE GARDIEN A MIDI POMMES BLEUES

allora, come prima ipotesi di lavoro, s'impone la verifica dei tempi e dei luoghi in cui sono vissute le persone e degli eventi menzionati nel messaggio nascosto e sono solo questi che, seppur in misura diversa, possono aiutarci a ricostruire l'epoca vera a cui risalgono le pergamene: ovviamente risulterà più appropriata l'epoca dei fatti che, tra tutte, è stata temporalmente l'ultima.
Per questo primo sommario esame il codice può essere suddiviso in più parti:

  1. BERGERE PAS DE TENTATION QUE POUSSIN TENIERS GARDENT LA CLEF
  2. PAX DLCXXXI
  3. PAR LA CROIX ET CE CHEVAL DE DIEU
  4. J'ACHEVE CE DAEMON DE GARDIEN
  5. A MIDI POMMES BLEUES

Il prossimo passo che ci attende, quindi, riguarda i motivi che portarono all'intervento, nella nostra storia, di due grandi pittori del XVII secolo - POUSSIN e TENIERS - indicati chiaramente nel messaggio come i "CUSTODI DELLA CHIAVE".



Note

[1] OCTONOVO: Le rapport, J. CHOLET, 25.4.1967

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[2] Prefazione di Pierre PLANTARD alla ristampa de "La vraie langue celtique et le cromleck de Rennes les Bains" dell'abate Henri BOUDET - 1978, Editions Pierre Belfond, Paris.

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[3] La scoperta è stata fatta da ANDREW R. e SCHELLENBERGER P. (vedi edizione italiana del libro: "ALLA RICERCA DEL SEPOLCRO"). I due autori sono incorsi, però, in un errore perché la firma autografa di Henry Boudet era presente anche nella copia con dedica al vescovo di Carcassonne, ed è stata resa di pubblico dominio ne "LES CAHIERS DE RENNES LE CHATEAU", NR. 2, - 1985, pag. 40; ristampa 1997, Editions Belisane.

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[4] Madeleine BLANCASSAL, "Les descendantes mérovingiens ou l'énigme du Razés Wisigoth", Genève, agosto 1965.

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[5] Patrick MENSIOR, "L'extraordinaire secret des pretres de Rennes le Chateau", Editions Les 3 Spirales, 2001.

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