L'anagramma

Nelle sezioni riguardanti le lapidi e le pergamene abbiamo ricostruito il messaggio nascosto sia sotto forma di anagramma nel testo congiunto delle due lapidi della tomba della marchesa de Nègre, sia nel testo criptato della seconda pergamena. Esaminiamo, adesso, quali sono le indicazioni che provengono dal contenuto della prima delle cinque parti del messaggio:

Bergère pas de tentation que Poussin et Teniers gardent la clef

L'unica, fra le tante interpretazioni proposte per recuperare un senso - che non sia quello isolato, slegato delle singole parole "bergère", "Poussin", "Teniers" - un'interpretazione logica, più stringente, è quella dell'ovvia esistenza, tra di esse, di un legame per costruire una frase a senso compiuto di contenuto artistico e, poiché il richiamo a Poussin e Teniers non può che rimandare ai due famosi pittori, anche la parola "bergère" deve avere un significato con quella attinente.

Tra le numerose opere dei due pittori citati, ce ne sono alcune che riguardano proprio l'ambiente pastorale ma, la logica semantica proposta dal messaggio, sembra voler privilegiare il collegamento bergère - Poussin, pas de tentation - Teniers. Le varie analisi che sono state fatte dai ricercatori si sono, pertanto, tutte attenute a questo schema che, seppure il più semplice e diretto, ciononostante non avrebbe agevolato, di per sé, a semplificare la ricerca dell'opera d'arte oggetto del riferimento occultato nel messaggio segreto della pergamena.

Nicolas Poussin Per Nicolas POUSSIN (1593 - 1665) è stata fatta subito l'identificazione in un suo famoso dipinto, peraltro, facilitata dalla notizia che, già a suo tempo, Saunière ne avrebbe, nel suo presunto viaggio a Parigi, acquistato una riproduzione al Louvre. La segnalazione sull'attività parigina del curato di Rennes proviene, però, da una fonte interessata e, quindi, non del tutto attendibile poiché è stata tratta da un libretto, depositato anonimo alla Biblioteca Nazionale di Parigi, e potrebbe essere una delle tante "disinformazioni" operate a bella posta per condurre la ricerca nel senso voluto dagli autori, oggi identificati nel solito duo Plantard - de Chérisey.
Del celebre quadro, infatti, esistono due versioni ed, in entrambi, il tema proposto è lo stesso - una sorta di memento mori - ma, in Les bergers d'Arcadie (II) la figura femminile non è una pastora perché Poussin l'ha ritratta con vesti sontuose e la compostezza di una nobile dama o - ed è la ieraticità della figura stessa che lo fa pensare - persino di una dea mentre, più probabilmente si tratta, come ebbe a spiegare il suo biografo Bellori, di «una leggiadra Ninfa vagamente adorna».

In Les bergers d'Arcadie (I), invece, appare una donna vestita di una tunica bianca aperta sulla gamba e sul seno, scarmigliata, le gote arrossate che sembra appena sopraggiunta sul luogo dove due pastori sono tutti presi dalla lettura dell'iscrizione sulla tomba, mentre un quarto personaggio, seduto per terra e di spalle, con in mano una brocca da cui fuoriesce dell'acqua, non è un pastore, ma il dio del fiume, Alfeo. è chiaro che, nell'arco degli oltre dieci anni intercorsi tra la composizione delle due opere, qualcosa è cambiato nell'idea sottesa al dipinto se, il pittore, ha deciso di apportare variazioni niente affatto marginali.

Innanzitutto anche se i personaggi sono sempre quattro, i pastori da due sono diventati tre. Nel primo c'è una donna mentre nel secondo quadro il dio Alfeo è sostituito da una figura femminile che sicuramente pastora non è. Ed ancora, la tomba è, nel primo, posta su uno sperone roccioso, rialzato dalla nuda terra, addossata ad un maestoso albero; la testa dei pastori quasi sfiora in altezza la tomba che, peraltro, ha andamenti sinuosi e morbidi secondo il gusto dell'epoca del dipinto di Poussin. Nel secondo, il manufatto funerario è più piccolo, poggia direttamente a terra - tanto che i pastori devono tutti incurvarsi per leggere l'iscrizione "ET IN ARCADIA EGO" - ha una forma più regolare, semplice e di fattura più antica e si staglia, in grande evidenza, sullo sfondo del paesaggio e degli alberi che gli fanno corona.

Se, dunque, il riferimento alla "pastora" nel messaggio nascosto non può che rinviare solo alla prima versione del quadro, per quale motivo era stata data a de Sède un'indicazione sbagliata facendogli credere che l'opera da prendere in considerazione doveva essere, invece, la seconda versione dello stesso quadro?. Ebbene la scelta è dovuta solo alla presenza, nel dipinto, di alcuni particolari che nel primo non erano significativi - la tomba e lo sfondo panoramico - elementi questi che hanno contribuito non poco ad alimentare lunghe discussioni, dissertazioni e diatribe sulla loro reale esistenza. [1]

Tomba (Les Pontils)In effetti molto è stato scritto in merito ad una tomba, creduta antica, che si trovava, ancora alla fine del secondo decennio del 1900, lungo la strada di una località vicina a Rennes, LES PONTILS, nel percorso che conduce al donjon di ARQUES. Anche se di forma assai simile a quella ritratta nel quadro di Poussin è stato accertato che la tomba era stata costruita all'inizio del XX secolo da un americano, che abitava nei paraggi, per le necessità di natura funeraria della propria famiglia.
La suggestione più importante, però, nel far credere che la tomba fosse antica, era stata, ovviamente, fornita dal solito Plantard a de Sède ed a Lincoln forse perché, secondo quanto riportato in alcuni libri, Pierre sapeva della diceria che il ministro COLBERT era stato incaricato da Luigi XIV, subito dopo l'acquisto del dipinto di Poussin, di trovare la tomba ritratta nel quadro per distruggerla. La decisione singolare sembra essere stata la conseguenza del fatto che il re era rimasto molto impressionato e turbato dal contenuto di una lettera ricevuta da uno dei più importanti committenti di Poussin, il Sovrintendente alle Finanze del Regno, Nicolas FOUQUET.

Nicolas FouquetNel 1659, l'abate Louis FOUQUET, si trovava a Roma incaricato, dal fratello, di acquistare opere d'arte per la sua fastosa dimora, il castello di Vaux le Vicomte. Sebbene Nicolas amasse circondarsi di opere d'arte sembra che, negli acquisti commissionati tramite il fratello, puntasse più sul fasto ed il decoro e, quindi, sulla quantità piuttosto che sulla qualità individuale, anche perché erano tante le proprietà che doveva abbellire. è vero che entrò in trattativa per una collezione di pregio, quella del banchiere JABACH, che, però, non fece per conto proprio ma solo per facilitarne l'acquisto al suo grande protettore, il cardinal MAZZARINO.

"L'exposition de Moise"I quadri originali proposti da Poussin sembrarono troppo cari al Sovrintendente, per cui si accontentò di due copie, "L'exposition de Moise", "la Vierge avec Jesus" e di un paesaggio, opera del cognato del pittore francese, Gaspard DUGHET. Assieme ad altri due quadri del VERONESE, "David et Bethsabée" e "Persée et Andromède", alla fine anche "La Manne" di Poussin, andò a far parte dei pezzi forti della sua collezione, a cui si aggiunsero numerosi altri quadri di artisti minori. La corrispondenza con il fratello Louis, spedita dalla Francia sin dal 1655, non denota alcuna eccellenza nel gusto sia da parte del committente che del procuratore delle opere, di fatto assai limitata, al confronto di quella di Mazarino o di Luigi XIV. [2]

In realtà sembra che la vera natura della missione di Louis fosse quella di spiare M. DE LIONNE, l'ambasciatore francese a Roma. Durante il soggiorno romano, Louis ebbe ad incontrare Poussin per il quale era latore di una lettera del fratello Nicolas. La risposta fu scritta personalmente dal giovane abate e contiene alcuni passi dai toni veramente misteriosi:

Rome, 17 apvril 1656
J'ai rendu a M. Poussin la lettre que vous luy faites l'honneur de luy escrire; il en a temoigne toute la joie inimaginable. Vous ne sauriez croire, Monsieur, ni les peines qu'il prende pour vostre service, ni l'affection avec laquelle il les prend, ni le mérite et la probité qu'il apporte en toutes choses. Luy e moy, nous avons projeté de certaines choses dont je pourray vous entretenir à fond dans peu, qui vous donneront par M. Poussin des avantages (si vous ne les voulez pas mépriser) que le roys auraient grandes peines à tirer de luy, et qu'après luy personne au monde ne recouvrera jamais dans les siècles advenir; et, ce qui plus est, cela serait sans beaucoup de dépenses et pourrait mesme tourner a profit, et ce sont choses si fort à rechercher que quoy que ce soit sur la terre maintennant ne peut avoir une meilleure fortune ni peut-estre ésgalle.

[3]

Sulla natura del segreto comunicato da Poussin a Fouquet - ancor oggi del tutto ignoto - alcuni ricercatori hanno prospettato ipotesi abbastanza fantasiose e, cioè, che il pittore francese conoscesse metodi particolari per la produzione di falsi artistici o un sito archeologico in qualche modo legato alla figura del poeta VIRGILIO, all'epoca ancora sconosciuto e di particolare valore ed importanza. Entrambe, però, appaiono poco confacenti al tenore della lettera dell'abate Louis, soprattutto per quanto concerne l'affermazione che il solo Poussin sarebbe stato a conoscenza di così grande segreto e che, con la sua scomparsa, sarebbe stato dimenticato per sempre.

Castello di Vaux le VicomteOrbene quale che fossero i «vantaggi che i re avranno grande pena ad ottenere da lui e che dopo di lui nessuno al mondo riscoprirà mai più nei secoli futuri», purtroppo, sembra che la lettera possa veramente aver esplicato i suoi effetti funesti sul povero Sovrintendente. Circa due anni dopo (17.8.1661) dalla sua redazione il Re Sole, di buon mattino si recò in visita al castello di Vaux le Vicomte dove assistette ad una festa magnifica e fastosa ma, la sera stessa, al suo ritorno, dette ordine al celebre moschettiere D'ARTAGNAN di arrestare il Fouquet (5.9.1661) che rimase prigioniero a vita, isolato di castello in castello, sino alla morte. La sua sfortunata fine, peraltro, ha contribuito anche ad alimentare la lista dei candidati alla leggenda della Maschera di Ferro.

Particolare dell'anello nell'autoritratto di PoussinÈ chiaro, quindi, che l'esistenza della tomba ad Arques, poi distrutta, la lettera dell'abate Fouquet, la più che probabile inclinazione di Poussin verso l'esoterismo confermata anche nelle sue opere - o, addirittura, in alcuni aspetti più personali, come nel motto da lui scelto "Tenet Confidentiam" o nel misterioso sigillo impresso nel suo anello - sono tutti elementi importanti e di forte suggestione ma, in mancanza di dati certi ed incontrovertibili tutti questi indizi, allo stato attuale, non possono essere considerati come implicanti qualcosa di definitivo a riprova di un collegamento di Poussin con il mistero di Rennes le Château.

Basti considerare che, se Poussin fosse stato a conoscenza di un grande ma pericoloso segreto, non si capisce perché il Re Sole avrebbe adottato misure così drastiche per il Sovrintendente, presunto destinatario delle confidenze del celebre pittore, e non già contro l'artista stesso ed il fratello minore di Nicolas, Louis, anche se tutti i membri delle famiglie caddero in disgrazia e furono tutti tenuti sotto stretto controllo, persino i membri ecclesiastici delle stesse.
Le conclusioni che, invece, si possono trarre da quanto sin qui esposto sono:

  • in tutte e due le versioni del quadro la figura femminile dipinta non sembra essere quella di una pastora. Mentre, però, per la seconda abbiamo la testimonianza del Bellori che ce la indica in quella di una ninfa, per la prima non sembra esservi alcun indizio contrario. Probabilmente, la parola "pastora" è stata utilizzata nel messaggio perché, dopo il 1685, data di acquisizione del quadro da parte del Re Sole, il titolo originale dell'opera fu cambiato in "Pasteurs d'Arcadie";
  • l'ulteriore prova della veridicità del testo nascosto nell'epitaffio della tomba della marchesa de Nègre: è questo l'unico vero messaggio che Plantard non ha potuto manipolare; lo esclude il riferimento alla "pastora" che non può che rinviare, al contrario del "suggerimento" da lui dato a de Sède ed a Lincoln, alla prima versione del quadro di Poussin;

Al riguardo, invece, delle numerose riproduzioni del quadro, in entrambe le versioni, SI PUÒ AFFERMARE, CON RAGIONEVOLE CERTEZZA CHE, TRA LA FINE DEL 1600 E LA PRIMA METÀ DEL 1700, IL MESSAGGIO CELATO NELL'OPERA DI POUSSIN SIA APPRODATO DALLA FRANCIA IN INGHILTERRA PER ESSERVI CUSTODITO.



Note

[1] Richard ANDREWS, Paul SCHELLENBERGER, "Alla ricerca del sepolcro", Sperling & Kupfer Editori, Milano, 1997

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[2] Jean Christian PETITFILS, "Fouquet", Perrin, Malesherbes, 1999

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[3] Giorgio BAIETTI, "Rennes le Château: il segreto di Bérenger Saunière", Clerico Editore Torino, 2001

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