La Massoneria

La più nota ed importante tra le istituzioni segrete del mondo non poteva non essere stata coinvolta e non aver svolto un suo ruolo peculiare nella vicenda di Rennes le Château.

Simboli MassoniciOvviamente non è possibile ripercorrere, qui, tutte le tappe del complesso intreccio da cui originò e fiorì la Massoneria in Francia e, quindi, ci dovremo limitare ad alcuni sommari accenni per capire l'influenza che ebbe ad esercitare mentre ci soffermeremo, invece, sui singoli personaggi e sui "Riti" che hanno avuto particolare attinenza con la nostra storia.

La Massoneria trae le proprie origini, in Inghilterra, dall'antica Gilda dei Liberi Muratori nel cui consesso, durante il XVII secolo - essendo scemati gli interessi per l'arte muratoria ormai in declino rispetto ai tempi d'oro del periodo della costruzione di chiese e cattedrali - i membri "operativi" della gilda accettarono nelle loro file alcuni aristocratici inglesi anche se, i nuovi arrivati, nulla avevano a che spartire con l'attività e gli ideali dell'antica corporazione.
Con il passare degli anni, i membri c.d. "speculativi od accettati" - nobili o studiosi che fossero - presero il sopravvento in seno alle logge. In particolare, sembra che tale processo avesse avuto inizio, molto tempo prima, in Scozia e, cioè, fin dal XVI secolo, mentre in Inghilterra si intensificò a cominciare dal 1607, quando il re GIACOMO I si proclamò protettore della corporazione dei muratori e nominò l'architetto INIGO JONES maestro della stessa.

Le logge francesi, dunque, furono costituite a seguito dell'intensa attività - anche politica - svolta dai fautori della causa stuardista o giacobita (monarchica e cattolica) e, cioè, dai partigiani della famiglia reale inglese detronizzata degli Stuart, soprattutto dai sostenitori dei re in esilio GIACOMO III e del figlio CARLO EDOARD (the Young Pretender).

Ai suoi inizi, quindi, la Massoneria francese, dovette molto all'opera dei nobili inglesi proscritti - tra i quali sono da ricordare lord CHARLES RADCLYFFE, conte di Derwentwater ed il cavalier ANDRé MICHEL DE RAMSAY - che, nel 1726, fondarono la prima loggia a Parigi sotto il titolo di "SAINT THOMAS", in onore del santo di Canterbury che godeva di un culto particolare presso i seguaci degli Stuart.

Nel 1728 Ramsay costituì, sempre in Francia, il RITO DEI CAVALIERI DEL TEMPIO; il 26 dicembre 1736, pronunciò il famoso discorso che diventò la carta ufficiale dello Massoneria stuardista mentre Radclyffe fu eletto Gran Maestro delle Logge di Francia.
La particolare finalità della Massoneria stuardista veniva raggiunta dai fratelli che - dopo aver conseguito i tre primi gradi c.d. "simbolici" o "azzurri", di apprendista, compagno e maestro - potevano, se ritenuti meritevoli, ricevere i c.d. gradi "Alti o Scozzesi": da qui l'origine della Massoneria Scozzese.
Questi gradi erano ricercati soprattutto dai nobili, perché erano l'anticamera all'accesso delle più svariate discipline studiate ed esercitate in ambienti esoterici diversi (magia, teurgia, cabala, alchimia, ecc.) con tecniche che si pretendeva essere state insegnate e tramandate da antichi ordini e/o società segrete (Esseni, Terapeuti, Cavalieri Crociati, Cavalieri del Tempio, Rosa+Croce, ecc.), necessarie per il conseguimento dell'ascenso e della realizzazione spirituale dell'iniziato.

Ben presto, però, quasi a controbilanciare l'influenza esercitata dalla Massoneria Scozzese, si affiancarono a queste, logge che, sotto l'egida della Gran Loggia di Londra, erano patrocinate dalla famiglia reale regnante inglese degli HANNOVER, di religione protestante ed avversaria degli Stuart.
In queste logge, che avevano aderito alla riforma della Massoneria c.d. "Azzurra" - dal colore del nastro che adornava la divisa dei fratelli - ed adottato le Costituzioni di ANDERSON, venivano conferiti solo i primi tre gradi di accesso comune e l'attività era indirizzata verso interessi filantropici e nel sociale.

La prima, in ordine di tempo, delle logge hannoveriane in Francia, venne costituita a Parigi, nel 1729, a seguito della scissione provocatasi proprio all'interno della loggia stuardista di Ramsey e Radclyffe (Saint Thomas) e che per distinguersi da questa, al pari di quelle inglesi, teneva le sue riunioni in un'osteria: SAINT THOMAS AU LOUIS D'ARGENT, rue de Boucherie, faubourg Saint-Germain.

Il primo contatto noto della Massoneria con la storia di Rennes avvenne però per il tramite di un singolare personaggio: LUC SIMEON AUGUSTE DAGOBERT, marchese di Fontenille, capitano comandante del contingente reale italiano a Perpignan.
Il marchese vantava nobili origini discendendo da un'antica famiglia della Normandia da cui proveniva anche il re merovingio DAGOBERTO I che tanta importanza sembra avere in questa storia.
Nel 1745 era stata creata, all'interno della Reggia, la LOGGIA DELLA CAMERA DEL RE, costituita per lo più da ufficiali di Stato Maggiore di sua Maestà e persino dal suo cappellano.

Rito Scozzese Antico e AccettatoDagobert, all'epoca ufficiale dell'esercito, ed i suoi due fratelli, anche loro ufficiali, fondarono alla corte di Versailles la LOGGIA DEI TRE FRATELLI all'interno della quale fu introdotto anche il cugino di Luigi XVI, il DUCA D'ORLEANS. Il capitano Dagobert, infatti, faceva già parte della Massoneria, nel ramo dell'ANTICO RITO SCOZZESE, in cui era stato avviato dallo zio Hector, governatore della fortezza di Salses, vicino a Narbona.

Un altro contatto originò dal fatto che, insieme al nipote di Dagobert, era stato affiliato anche un altro personaggio, il visconte di CHEFDEBIEN, (lontano parente dei signori di Rennes le Château), la cui famiglia si era definitivamente stabilita a Narbona. Nel 1780, il figlio del visconte, divenuto marchese di Chefdebien de Saint Amand, fondò, assieme al padre, un nuovo Rito massonico.
Infatti, in seno alla loggia di Narbona, denominata dei FILADELFI, il sistema massonico dei FILALETI subì una notevole trasformazione, ad opera di Chefdebien, che portò anche allla nascita (1779) del RITO PRIMITIVO DI NARBONA o RITO DEI FILADELFI DI NARBONA, i cui contenuti esoterici erano strettamente filosofici e di netta marca rosicruciana.

Molti dei membri fondatori del Rito avevano partecipato con Napoleone alla spedizione in Egitto ed erano rimasti entusiasti dei Riti egiziani, dai quali erano stati profondamente influenzati. La vera diffusione di questo vecchio Rito, tramite la sua trasformazione, cominciò a Parigi nel 1838 ad opera di JEAN ETIENNE MARCONIS DE NEGRE (1795 - 1868), dopo il suo allontanamento da un altro Rito, quello di "MISRAIM", diffuso, già prima del 1805, a Venezia e nelle isole dell'Adriatico.

L. C. de Saint-MartinUn ulteriore contatto della Massoneria con la vicenda di Rennes le Château, potrebbe derivare anche dal fatto che, George Monti conte d'Israele - amico di Pierre Plantard - era diventato seguace dell'ORDINE MARTINISTA esattamente nello stesso periodo in cui sembra vi avessero aderito entrambi i due fratelli Saunière che, quindi, potrebbero averlo conosciuto e frequentato: a sua volta Monti già sapeva o potrebbe essere venuto a conoscenza da loro del mistero di Rennes le Château. In effetti, alcuni viaggi ed acquisti, ed altri fatti ancora, di Saunière a Lione sembrano comprovare la sua appartenenza alla Massoneria.
Monti era nato a Tolosa nel 1880. Educato dai Gesuiti considerò seriamente il sacerdozio prima di entrare a frequentare gli ordini iniziatici all'età di 22 anni, per divenire in seguito, un massone di alto livello del "RITO SCOZZESE". Aveva militato nella ROSE-CROIX CHATOLIQUE e nell'ORDINE DEI ROSA CROCE DEL TEMPIO E DEL GRAAL - fondato da JOSEPHIN PELADAN, del quale era stato anche il segretario - e, nel 1906, risultava già rapidamente avanzato all'interno dell'ordine. Alla morte di Peladan, nel 1918, Monti tentò di imporsi come personalità di spicco nell'ambito del mondo dell'occultismo, riuscendo però sempre e solo a dare l'impressione di possedere conoscenze parziali ed incomplete.

Nell'ottobre del 1936, il Bollettino delle officine massoniche superiori, organo della GRAN LOGGIA DI FRANCIA, aveva pubblicato un articolo in cui denunciava il Monti come trafficante d'informazioni, falso pretendente alla nobiltà e possibile agente gesuita. Il 21 dello stesso mese Monti venne trovato morto ed il suo stretto collaboratore, dott. CAMILLE SAVOIRE, precipitatosi ad esaminarlo dichiarò ch'era stato avvelenato. Savoire non era sconosciuto a Plantard (medico di famiglia): il suo nome, infatti, era già apparso nei primi numeri del periodico degli Alpha Galates, (Vaincre), come quello di colui che, insieme a Plantard, Louis le Fur e Maurice Moncharville era stato uno dei responsabili della rivista. Infine, nel numero 4 della rivista, Le Fur aveva scritto di essere stato iniziato, nel 1934, all'ordine degli Alpha Galates proprio da George Monti. Il dottor Savoire poteva vantare una lunga storia di formazione di gruppi esoterici in disaccordo con le pratiche massoniche stabilite da lunga data, così come con gli obiettivi e gli stessi vertici dell'organizzazione.

Come Monti, Savoire era un massone di alto livello del Rito Scozzese erede riconosciuto e detentore della tradizione del c.d. SCOZZESISMO RETTIFICATO, altro sistema massonico, fondato nel 1782 da J.B. WILLERMOZ. All'interno di questo operavano i membri dell'ORDINE TEMPLARE DELLA STRETTA OSSERVANZA tra i quali, quattro anni prima, il Willermoz aveva disseminato i principi del Martinezismo - gruppo elitario di maghi teurgici fondato dall'ebreo portoghese MARTINEZ DE PASQUALLY - istituendovi il grado, omologo all'ELETTO COHEN del Martinezismo, di "CAVALIERE BENEFICIENTE DELLA CITTÀ SANTA".

Ebbene, il dottor Camille Savoire era stato iniziato alla Massoneria a Ginevra nel 1910 e, l'anno successivo, assieme ad altri tre confratelli, aveva ricevuto il grado di Cavaliere Beneficiente della Città Santa e quello ad esso correlato di Eletto Cohen dal GRAN PRIORATO D'ELVEZIA. Infine, nel 1913, aveva formato un suo gruppo, la GRAN LOGGIA NAZIONALE FRANCESE, che si era distaccata da quella madre.

Dagobert

L'8 agosto 1780 il giovane capitano era convolato a nozze con Jacquette Claire Josephe, figlia di Joseph Gaspard PAIHOUX DE CASCATEL, giudice della Corte Suprema e membro del Consiglio Supremo del Rossiglione.
Testimone delle nozze fu Jean Pierre François DUHAMEL, cugino di Dagobert, Sovrintendente delle miniere e delle fucine di Re Luigi XVI e corrispondente dell'Accademia delle Scienze di Parigi.
Il giudice, suocero di Dagobert, qualche anno prima, era entrato in società con Duhamel, il sovrintendente del re, ed un certo Peltier e, nel 1779, avevano ottenuto il permesso dal monastero di Lagrasse di riaprire le miniere che si trovavano nei loro vasti possedimenti; l'accordo per lo sfruttamento venne anche confermato dal re per circa trent'anni.

Peltier non riuscì a far fronte ai propri impegni finanziari e vendette la sua quota agli altri due soci. Dagobert, che aveva già ricevuto dal matrimonio con la figlia del giudice un sesto del valore dell'impresa, comprò la quota di Duhamel ed, infine, quando nel 1782 ricevette in dono dal suocero stesso Pailhoux la quota di questi, divenne l'unico proprietario delle miniere e delle fucine comprese in un vasto territorio che si estendeva a nord da Termes a Tuchan a sud e da Cascatel ad est a Roco Negre, vicino a Blanchefort ad ovest.
Dagobert era venuto, quindi, a trovarsi in contatto con i personaggi della nostra storia perché le terre di Blanchefort dove furono trovate le antiche miniere appartenevano al marchese De Fleury, signore di Rennes e marito di Gabrielle, figlia di Marie de Nègre di Hautpoul Blanchefort.

Era accaduto, infatti, che un ingegnere, tale Duboscq, aveva riaperto le miniere che si trovavano in quelle terre senza avere ottenuto il permesso dal proprietario. Il marchese de Fleury aveva protestato per tale atto senza, però, raggiungere alcun risultato poiché Duboscq era fortemente appoggiato dall'Intendenza della Linguadoca ed aveva ottenuto già svariate concessioni per lo sfruttamento delle miniere di quella regione accordategli, ovviamente, dal sovrintendente del re, Duhamel, cugino di Dagobert.

Chiarito il contatto con la vicenda di Rennes le Château resta però da spiegare l'origine del legame tra Dagobert e la Massoneria.

La sua famiglia, intorno alla metà del XVI secolo, era diventata protestante e, durante le numerose guerre di religione, l'avita magione di Saint Lo (Normandia) era stata bruciata e gli archivi distrutti. Molti maschi dell'illustre casata continuarono comunque nella tradizione militare e conquistarono posizioni altolocate nell'esercito reale. Ciononostante per entrare a far parte della Guardia Reale, posizione molto ambita tra i militari, era necessario accertare una genealogia che confermasse le origini nobili del richiedente. Fu così che, nel 1728, Roger Dagobert presentò la storia della sua famiglia ad una commissione che accettò, nonostante la maggior parte dei documenti della sua famiglia fosse andata perduta nell'incendio, che i Dagobert fossero realmente di nascita nobile, anzi, persino reale.
Dopo la revoca dell'editto di Nantes, che aveva concesso libertà - seppur limitata - ai protestanti, i cattolici avevano dato inizio ad una nuova ondata di persecuzioni contro di loro e, pertanto, i Dagobert, in ricerca di aiuto, abbracciarono l'ideologia del secolo ed entrarono a far parte della Massoneria. All'epoca, infatti, facevano parte dell'istituzione molti grandi nomi della Francia che avevano manifestato interesse nelle ricerche intellettuali, con impegno nel sociale, ma anche in quelle esoteriche.

Durante la Rivoluzione Francese Dagobert fu accusato di tradimento perché nobile e sospettato di sentimenti nostalgici per l'Ancien Regime e fu, quindi, imprigionato ma, ancor prima di essere condotto al patibolo fu salvato per l'intervento dei suoi fratelli massoni repubblicani che attirarono l'attenzione sulla popolarità e la sua competenza come ufficiale dell'esercito.
La Spagna, dove ancora regnava la dinastia dei Borboni - il suo re era il cugino di Luigi XVI - aveva lanciato un'offensiva contro la Francia. Dagobert, quindi, a causa del disperato bisogno di ufficiali dell'esercito competenti, fu richiamato, promosso generale e mandato a raggiungere l'esercito schierato sui Pirenei orientali, al comando del marchese di Chefdebien - anch'egli scampato, grazie alle sue conoscenze massoniche, al patibolo - suo amico e fratello nella Loggia dei Filadelfi della quale era diventato anche Gran Maestro.

Di conseguenza due uomini, seppur divisi da ideologie diverse, essendo Dagobert un sostenitore protestante della Repubblica e Chefdebien un aristocratico cattolico, furono uniti da una causa apparentemente comune, la difesa della Francia.
Due sole figlie allietarono il matrimonio di Dagobert e, la mancanza di un erede maschio, lo convinse a lasciare tutti i suoi archivi (Arcanes des mines des Corbieres) contenenti un grande segreto su di un tesoro nascosto, in custodia ai suoi fratelli massoni del Grande Oriente di Francia, perché in caso di morte - che lo colse il 18 aprile del 1794, a seguito di un'inspiegabile febbre, forse, effetto di un avvelenamento del cibo - li utilizzassero in supporto degli ideali massonici.


Bibliografia e Collegamenti

Le Forestier René - "La Massoneria templare e occultista", Atanor, Roma, 1991, vol.1-4.

Francovich Carlo - "Storia della Massoneria in Italia", La Nuova Italia, Firenze, 1975.

Baigent M., Leigh R. - "Origini e storia della Massoneria", Newton & Compton editori, Roma, 2001.

Sebastiani Angelo - "La luce massonica", Hermes edizioni, Roma, 1995, vol.1-6.

Ambesi Alberto Cesare - "I Rosacroce", Armenia editore, Milano, 1982.

Guy Patton, Robin Mackness, "L'Enigma dell'oro scomparso", Newton & Compton Editori, Roma 2000.