Le notizie storiche sulle due lapidi

La menzione dell'esistenza di una lapide verticale (stele) sulla tomba della marchesa de Nègre era stata documentata nel Bulletin del SESA (1906) ma, dopo quel riferimento se ne era persa la memoria e, solo con la citazione fatta da René Descadeillas in "Rennes et ses derniers seigneurs" - 1964, pag. 70, ne era stata recuperata la traccia. Descadeillas annota che la lapide era già sparita nel 1906. In effetti, dopo la ricognizione di Tisseyre, un altro membro del SESA, M. Fages, aveva di nuovo fatto visita (16.08.1908) al dominio di Saunière e, nella sua relazione, aveva menzionato gli altri antichi manufatti (dalle des chevaliers, pilastro, ecc.) ma non la lapide nel cimitero. La mancanza della stele è una circostanza che non poteva passare inosservata, perché il Fages aveva partecipato, proprio con Tisseyre, alla precedente escursione del 1905 a Rennes; di tale fatto c'è la testimonianza scritta in quella stessa occasione dal relatore:

Nous remercions M. Auguste Fons pour son amabilité et, sur la proposition de notre collègue, M. Fages, nous le nommons, par acclamation, membre de la Société.

Non è poi possibile pensare che il cimitero non fosse oggetto di visita da parte dei membri del SESA e, ciò, per l'ovvio motivo che, assai spesso, vi venivano scoperti oggetti degni di menzione. Infatti, anche in un'altra escursione a Saint Just e le Bezu (16.4.1906), troviamo evidenziata, nella relazione, l'attenzione posta dagli esperti visitatori, anche sul cimitero, in questo caso, di Granès:

Ces deux noms de Saint-Ferriol et de Rennes-le-Château nous remettent en mémoire des excursions anciennes ou récentes, dont nous nous plaisons à rappeler les divers incidents. C'est en devisant ainsi que nous atteignons Granès, petit village situé à peu près au centre d'une plaine assez fertile. La route longe le cimetière. Oh! le mignon cimetière, aux tombes modestes, pressées les unes contre les autres! Ici, point de caveaux funéraires, point d'apparât, comme dans les villes. Une pauvre croix de bois, une faible élévation de terre sur laquelle l'herbe pousse drue et serrée, marquent la place où reposent ceux qui dorment leur dernier sommeil. Il n'est point en dehors du village, mais dans le village même et à le voir comme blotti contre les dernières maisons, il semble que les habitants aient voulu garder tout près d'eux leurs chers morts, pour les associer encore à leur dur labeur, à leurs soucis ou à leurs joies.

Orbene, Tisseyre, diversamente da come aveva descritto gli altri monumenti nell'articolo (il pilastro visigoto di sostegno dell'altare e la dalle "des chevaliers"), non si era affatto pronunciato sull'antichità della lapide della quale aveva forse indicato lo strano testo solo per l'inusuale forma scritta - e non già per l'anomala incisione delle lettere - che riteneva molto grossolana [16].

Una lapide spezzata ed accantonata da una parte nel cimitero che, da anni era stato tutto ristrutturato da Saunière, non poteva dare, da sola, l'impressione di essere un antico manufatto e, se Tisseyre, avesse voluto, invece, far notare ai lettori, la vetustà del monumento avrebbe quantomeno dovuto scrivere - come per gli altri - che davvero lo era o, ancora per accontentare i curiosi, avrebbe potuto far riprodurre una figura della lapide da cui comparisse un testo con caratteri antichi, predisponendone una copia fedele disegnata a mano e non con i caratteri tipografici usati, invece, nell'articolo.
La riproduzione dell'epitaffio in chiave moderna proposta nell'articolo congiuntamente al fatto che, all'apparenza, non era possibile apprezzare in alcun modo l'antichità della lapide, ha portato, invece, alcuni ricercatori a formulare dubbi sulla sua autenticità.

L'ipotesi più recente, di una possibile manipolazione in tempi successivi all'epoca in cui visse Bigou ma precedenti a quelli di Plantard, è stata avanzata da Frank Daffos. In una recente intervista ed in un suo libro lo scrittore ha affermato che sarebbe stato l'abate Boudet, anch'egli membro del SESA, a far inserire nell'articolo, da Tisseyre, il disegno della lapide, a dimostrazione delle sue tesi sull'argomento [17].

Daffos, però, si è limitato ad affermare senza dare nessuna prova concreta dell'asserito intervento dell'abate e, comunque, per confortare l'esattezza della sua tesi rimangono da provare altre questioni ancora irrisolte: perché mai Boudet avrebbe fatto passare così tanti anni per far scrivere l'articolo nel Bulletin del SESA nonostante ne fosse stato influente membro corrispondente sin dal 1888?; perché poi attendere così tanto tempo, fino al 1905, quando la storia di Rennes aveva assunto un andamento iperbolico e Saunière era ormai alla ribalta da ventanni e, cioè, dal suo arrivo a Rennes le Château?; perché aspettare così a lungo se è documentato che, nel febbraio 1895, Saunière aveva cominciato a spogliare il cimitero delle lapidi e dei resti inumati nelle tombe, da lui stesso trasferiti nel più contenuto spazio di un nuovo ossario e, proprio per questo, dovette affrontare le ire dei suoi parrocchiani e, forsanche più volte, quelle della famiglia Hautpoul?.

Se, di primo impatto, è difficile poter pensare ad una manipolazione fatta o commissionata da Boudet - con la segreta intenzione di far ricomparire, in uno scritto ufficiale, l'epitaffio, in mancanza della lapide originale ormai scomparsa - resta pur sempre da spiegare la provenienza di quell'antico testo. Forse, prima di Boudet, era stato preparato e predisposto da qualcun altro e, poi, a bella posta era stato riportato su di un nuovo pezzo di marmo? ed in tal caso da chi e per quale motivo?. Inoltre, se di falsificazione si trattava questa era stata fatta molto tempo prima di Plantard e soci che, allora, non sarebbero stati, in assoluto, i falsari più conosciuti nella storia di Rennes le Château essendosi solo adeguati a quanto già praticato da altri sconosciuti prima di loro!.
La questione si complica e diventa un bel rompicapo: le lapidi originali della fine '700 non si trovano più, così come anche quella descritto da Tisseyre nell'articolo (1,30 x 0,65) che, comunque, con buona probabilità, non sembra possa risalire all'epoca della marchesa e, quindi, non si conosce più l'epoca precisa in cui fu veramente fatta la lapide; ciononostante l'epitaffio, inciso sulla lastra, risulta credibile perché il testo è conforme al genere letterario e funerario del tempo di Bigou.

Plantard, nella prefazione alla ristampa de "La vrai langue celtique", lo strano libro scritto dall'abate Boudet per il quale manifestava grande stima, aveva fatto delle affermazioni importanti al riguardo: la lapide era presente nel cimitero di Rennes le Château prima ancora della stesura definitiva del libro di Boudet (1880) ed al testo doveva essere applicato un codice segreto di lettura con cui si potevano trarre indicazioni utili per scoprire qualcosa [18].

È questa una delle pochissime circostanze in cui, forse, il famoso manipolatore della vicenda di Rennes le Château, potrebbe aver detto il vero; per lui, Boudet non era stato il regista occulto dietro l'articolo sulla stele pubblicato nel Bulletin del SESA; diversamente Plantard sarebbe entrato in conflitto con una sua precedente affermazione sulla scoperta dell'antica lapide che, a suo dire, da tempo era stata raffigurata in "Pièrres gravèes de Languedoc" (1884), libro falsamente attribuito allo scrittore Eugène Stublein. Anche Descadeillas aveva segnalato la presenza della stele, come sicuramente visibile, nel cimitero, ancora agli inizi del 1900 e della definitiva sua scomparsa nel 1906 [19]; da parte sua, l'ingegner Ernest Cros, con le ricerche fatte per ricostruire il contenuto della lapide orizzontale - quella, cioè, con la scritta PS PRAECUM - aveva concluso per la sicura presenza della dalle, nel cimitero, in epoca assai precedente all'arrivo di Saunière a Rennes le Château (1885).

A questo punto una domanda sorge spontanea: perché mai l'abate Bigou si sarebbe dovuto, lui stesso, prendere la briga di far predisporre la (sola?) lapide verticale sulla tomba della de Nègre se, alla morte della marchesa, erano in vita tutte e tre le figlie, Marie d'Aussillon (1733) e Marie Gabrielle (1740) - entrambe sposate e sistemate - ed anche Marie Anne Elisabeth (1735) che non l'aveva mai lasciata sola, non si era sposata sopravvivendo nel decaduto maniero con il titolo di mademoiselle de Rennes e sobbarcandosi l'onere di accudire la propria vecchia genitrice?.

Elisabeth, diversi anni dopo la morte della madre, lasciò che il castello cadesse giorno dopo giorno in rovina - anzi, nel 1816 fu pure venduto all'incanto - e morì indigente e molto anziana (1820) lontana da Rennes le Château [20].

Desolazione ed abbandono subirono anche il cimitero e la chiesa di santa Maria Maddalena che rimasero le sole proprietà ecclesiastiche non alienate dal governo rivoluzionario; tutto ciò che era stato di pertinenza della chiesa e del povero abate esiliato in Spagna, persino i mobili e gli arredi religiosi, tutto venne venduto, entro la fine dell'anno 1796, a privati cittadini. Dopo la partenza di Bigou la parrocchia restò per diversi anni priva del suo curato; quasi tutte le successive richieste, fatte dal sindaco per il ritorno di un religioso alla cura delle anime del vecchio paese, rimasero praticamente lettera morta, per la mancanza di un alloggio decente da assegnare al curato [21].

Dopo il 1792, dunque, la chiesa e il cimitero rimasero nel più completo e totale abbandono. Ne siamo informati dai numerosi resoconti delle sedute dell'amministrazione comunale di Rennes le Château che, invariabilmente, evidenziarono il precario stato di rovina dei due beni ecclesiastici e la difficoltà di reperire fondi per la loro sistemazione.
Già nel 1806 veniva segnalato che nel cimitero, anche se protetto da un muro di cinta, era possibile, ogni giorno, verdervi pascolare, al suo interno, delle bestie, poiché una parte del muro era crollato e non vi era una porta od un cancello per la sua chiusura. Solo nel 1831 il comune aveva provveduto al ripristino totale della cinta muraria; nel 1856 una croce aveva fatto la sua comparsa al centro del camposanto ed una porta era stata messa a chiusura dell'accesso; ma, di nuovo nel 1876, le mura erano pericolanti e si potevano addirittura scorgere molte ossa sparse sul suolo del cimitero.
Il clero, invece, ricominciò a fare regolare apparizione, nel paese, solo dopo il Concordato di papa Pio VII con Napoleone (16.7.1801), quando vi si insediarono, di volta in volta, vari curati Marsant (1803), Rouger (1806), Sabarthes (1820), Sadourny (1823), Pages (1832), Blanc (1834) e, infine, l'abate Pons (1836) l'unico che vi rimarrà per più di quarantanni [22].

Due, pertanto, le ipotesi che si possono fare al riguardo della stele verticale: o si trattava del lavoro malfatto di un artigiano incapace o, invece, la lapide era stata di proposito scolpita nel modo in cui la conosciamo e con l'intenzione di voler comunicare qualcosa.

La prima ipotesi, però, non regge per il solo fatto che - anche a voler pensare che fosse stata mal realizzata a causa delle possibili ristrettezze economiche in cui si sarebbe trovata la famiglia della marchesa de Nègre, insorte a causa della Rivoluzione - rimane pur sempre da spiegare perché mai nessuno l'abbia, poi, sistemata, almeno, nella parola «CATIN», che non poteva non suonare offensiva nei confronti della defunta e che, di certo, avrebbe destato stupore nei visitatori e sicura apprensione agli eredi anche in tempi successivi alla sua prima apparizione nel cimitero. Dopo la Rivoluzione, quella degli Hautpoul era comunque rimasta una tra le famiglie nobili più importanti della Francia ed i suoi membri avevano ricoperto incarichi di prestigio nel periodo napoleonico e nella restaurazione monarchica di Carlo X [23].

È pur vero che sono state trovate lapidi consimili, proprio con lo stesso equivoco troncamento «catin» della frase «requiescat in pace», ma quella nel camposanto di Rennes rimane però unica per essere così piena di stranezze.

Ebbene, nel perdurante stato di precarietà in cui venne a trovarsi il cimitero com'era possibile che, qualcuno, si fosse veramente interessato alla tomba della marchesa ed alle sue lapidi?. è molto più credibile, invece, che una stele verticale (forse l'originale?) dovette fare la sua comparsa solo tra il 1831, anno del primo riassetto comunale del cimitero, ed il 1880, anno della stesura definitiva del libro dell'abate Boudet. Ed è anche altrettanto più probabile che, il maggior interesse al recupero od alla definitiva sistemazione della stele, dopo la scomparsa di Elisabeth, dovette averlo il figlio dell'altra erede - Marie Gabrielle d'Hautpoul, deceduta, dopo il matrimonio, nel 1790 - Paul Urbain de Fleury (1778-1836) marchese di Blanchefort che abitava in un paese vicino e del quale si conoscono l'effettiva presenza di ben tre sue diverse lapidi nel cimitero di Rennes les Bains.

L'altro problema, sollevato al riguardo della tomba della de Nègre, è quello della sepoltura della marchesa nel cimitero attiguo alla chiesa di Rennes le Château, all'esterno e fuori del famoso "Tombeau des Seigneurs" che, per quanto indicato nei registri parrocchiali, doveva celarsi nel sotterraneo - non ancora trovato - della chiesa di Santa Maria Maddalena [25].

A complicare maggiormente le cose c'è il fatto che l'avvenuto decesso della nobile era stato sì annotato nell'atto scritto di pugno da Bigou ma, l'abate, non vi aveva specificato il luogo della sepoltura. Prima della de Nègre, invece, altri - che non erano discendenti diretti della famiglia d'Hautpoul - erano stati inumati in quel sotterraneo; la certezza proviene dal solito registro parrocchiale, dove risultano annotate le sepolture di dame Del Sol (1705) e del capitano du Vernet (1724).

Anche se i due personaggi, a prima vista, possono apparire estranei alla famiglia dei signori di Rennes, essi non avevano trovato una misteriosa, finale sistemazione in un ambiente avulso dal loro contesto sociale e familiare e la loro singolare collocazione post mortem nel Tombeau era dovuta soltanto a motivi che conseguivano dalle normali vicende della loro vita. Per dame Del Sol è, forse, possibile provare che si trattava di una parente stretta degli Hautpoul. Dal già noto registro parrocchiale sappiamo, infatti, che costei era la moglie superstite di Marc Antoine Dupuy (o du Puy), tesoriere del re di Francia e signore di Pauligne, paese nei dintorni di Limoux, non molto distante da Rennes le Château. I Dupuy erano di nobile origine e la loro casata proveniva da Lione; nel XV secolo la famiglia si era divisa in due rami che si erano portati uno in Linguadoca e l'altro in Normandia [26].

Il testamento di Henri d'Hautpoul nominava usufruttuaria di tutti i beni proprio la moglie Marie Dupuy almeno sino al raggiungimento del venticinquesimo anno d'età del figlio François. Dame Del Sol, dunque, poteva essere stata la cognata di Henri e, quindi, la zia materna di François d'Hautpoul. Più difficile è, invece, risalire alla natura del legame familiare col capitano Henri du Vernet. Il cognome sembra rivelare un toponimo di una zona vicina a Rennes le Château (Vernet les Bains, Le Vernet, ecc.); peraltro era anche nota una famiglia Dupuy-Du Vernet a Carcassone. Di più, al momento, non è possibile dire poiché l'unico altro dato citato nel registro parrocchiale, quello relativo all'accampamento militare da lui frequentato a Ruftège, non risulta essere molto esatto, perché tale località è, a tuttoggi, non rintracciabile.

Ebbene, tutte queste presunte inusuali sepolture funebri hanno dato la stura a tante ipotesi per cui c'è chi è arrivato a sostenere che la tomba nel cimitero non sia affatto quella della marchesa [27] o che, invece, la de Nègre sia stata inumata all'esterno della chiesa perché un editto reale (1660) ne avrebbe vietata la sepoltura nel sotterraneo; oppure, ancora, che la nobile defunta avrebbe potuto non essere stata deposta nel cimitero - e quindi apparir strano che invece ci fosse stata messa - perché le norme previste dall'editto di Saint Cloud sui cimiteri erano entrate in vigore solo agli inizi dell'epoca napoleonica (1804).

Dall'esame dei registri parrocchiali e dei testamenti si può stabilire altrimenti: non esiste alcun mistero su tutte queste sepolture anche se, rimane comunque abbastanza curioso il fatto che, negli ultimi cento e passa anni, nessuno dei signori di Rennes le Château fu più inumato nel Tombeau des Seigneurs.

è, però, altrettanto certo che se ciò accadde lo fu per scelta personale - e documentata - dei membri stessi della nobile casata o per motivi che, in qualche modo, vi ostarono ma non dipendenti dalle loro volontà. Infatti, già nel 1674, alla sua morte, Antoine d'Hautpoul signore di Rennes e prozio del François marito di Marie de Nègre, aveva chiesto di essere inumato nella chiesa dei Cordeliers di Limoux e fece anche dono del suo cuore alla chiesa di Notre Dame de Marceille che si trovava a pochi passi dalla prima [28].

Lo stesso aveva deciso per sé, Blaise d'Hautpoul - padre di Antoine e nonno di François [29] - disponendo, nel testamento (1694), di essere sepolto nella chiesa dei Cappuccini a Limoux. Henri, padre di François, aveva invece fatto il suo testamento nel castello a Rennes le Château nell'aprile del 1695, nel perdurare della malattia che, poi, gli fu fatale, ed aveva disposto che la sua sepoltura fosse, come e con i suoi antenati, nella chiesa di Santa Maria Maddalena. La morte, però, lo aveva raggiunto nel giugno dello stesso anno in quel di Limoux ed è per questo motivo che, forse, non troviamo traccia, sempre nel solito registro parrocchiale, dell'avvenuta sua sepoltura. In questo caso, l'inumazione di Henri in luogo diverso, forse nella stessa Limoux - come per il padre, anche nel suo testamento è nominata la già nota chiesa dei Cappuccini dove per un anno, secondo le diposizioni, dovevano esservi celebrate delle messe in sua memoria - potrebbe essere stata causata dalla mancata apertura dell'atto che venne fatta dal figlio, François, circa cinquantanni dopo il decesso del padre [30].

Qualche anno prima (1739) era premorto in tenerissima età, a François, il piccolo Joseph - unico figlio maschio avuto dal matrimonio con la marchesa de Nègre - che fu sepolto a Rennes le Château «dans le cimetière de la paroisse tout près de la grande croix»; la piccola lapide della sua tomba è oggi conservata nell'attiguo museo [31].

Anche gli ultimi eredi degli Hautpoul di Rennes non finirono nel "Tombeau des Seigneurs" e di certo non a causa di misteriosi fatti: François d'Hautpoul morì a Limoux (1753) dove venne inumato nella chiesa di San Martino mentre la figlia Elisabeth, ultima signora di Rennes le Château, abbandonato e venduto da tempo il castello avito, venne colta dalla morte a Parigi [32].

L'unico dato certo, quindi, al riguardo della stele, rimane solo il fatto che, Tisseyre, aveva fedelmente copiato il testo dell'epitaffio così come l'aveva visto quando, nel 1905, si era recato a far visita all'abate Saunière e l'aveva trovata spaccata nel mezzo ed abbandonata in un angolo del cimitero.
L'altro elemento importante, ai fini della decrittazione, è dato, invece, dalla presenza delle due enigmatiche parole «PS PRAECUM» che si volevano fossero incise sulla tomba della marchesa de Nègre.
Alcuni ricercatori ritengono che la frase fosse addirittura presente sulla stele verticale ma, al momento, non c'è la prova irrefutabile di tale sua apparizione [33].

Altri, invece, la vogliono scolpita nella lapide orizzontale (dalle horizontale), anch'essa scomparsa e, come al solito, non solo non ce n'è traccia materiale ma neanche documentale certa.

Anche in questo caso, la ricostruzione di questa sua presenza è sempre complicata; infatti le uniche tracce conosciute sono costituite da:

  • alcune memorie dattiloscritte composte da poche pagine (forse, tre, nell'originale estensione) fatte con l'utilizzo di appunti presi dagli scritti dell'ingegner Cros per le sue numerose ricerche archeologiche;
  • un'immagine tratta dal presunto libro di Stublein, "Pierres gravées de Languedoc",

anche se entrambe, però, si sono rivelate, alla loro analisi, molto deboli.

Nel primo caso le indagini non sono proprio del tutto attendibili: per la ricostruzione l'ingener Cros si era affidato esclusivamente alla memoria storica degli abitanti di Rennes le Château; infatti, per il recupero dell'iscrizione sulla lapide aveva posto numerose domande ai vecchi del paese. Quel testo era stato oggetto anche di alcune sue memorabili animate discussioni con Saunière, intorno all'anno 1906, proprio per l'abrasione procurata dall'abate alla lapide e per il fatto che, così com'era stata sua abitudine per altri antichi manufatti, l'aveva forse riutilizzata per farne la copertura del nuovo ossario nel cimitero; per alcuni odierni ricercatori, invece, la lapide sarebbe stata portata a Carcassone in epoca e con una collocazione imprecisata [34].



Note

[16] Elie Tisseyre, op. cit. : «Une visite au cimitière nous fait découvrir dans un coin une large dalle, brisée dans son milieu, où on peut lire une inscription gravée très grossierement. Cette dalle mesure 1m30 sur 0m65».

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[17] www.renneslechateau.com/francais/daffos2.htm. Interview Frank Daffos (5-2006):

Hélas, ce n'est pas ainsi que cela marche! J'avais déjà eu une brillante démonstration de la faillite intellectuelle de beaucoup quant à la fameuse communication de la SESA de 1906 censée nous "révéler" la dalle mortuaire de la marquise de Blanchefort: tout le monde l'a pris pour argent comptant sans même vérifier toutes les (fausses) assertions qu'elle contenait. Qui a pris la peine d'enquêter et de vérifier qui était vraiment son signataire Elie Tisseyre, quels étaient les horaires de train à l'époque, de voir si le déroulement de la journée était plausible et son trajet était conforme aux lieux décrits, de savoir comment en juin 1905 les excursionnistes de la SESA ont fait pour monter au sommet d'une tour (Magdala) alors que j'ai pu par les factures qui sont la propriété des Corbu-Captier avoir la confirmation que les planchers n'ont été posés qu'en octobre 1906, et comment ils auraient pu, du haut de cette tour si tant est qu'ils auraient réussi, malgré leur grand âge pour certains, à l'escalader, y observer des choses qui sont impossibles à voir puisque occultées par le pignon nord de la villa Béthanie?
Frank Daffos, "Rennes le Château, Le secret dérobé", Oeil du Sphinx, maggio 2005.

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[18] H. Boudet, P. Plantard de Saint Clair, cur., "La vrai langue celtique et le cromleck de Rennes-le-Bains", 1978, Paris, Belfond - Prefazione:
Lo Zodiaco di Rennes: «Lo schizzo che accompagna la copia in mio possesso indica la codificazione delle due pietre tombali che esistevano al cimitero di Rennes le Château prima della pubblicazione del libro Boudet e che davano delle indicazioni analoghe. La pietra orizzontale menzionava i dodici nascondigli tramite le 14 lettere del nostro motto latino trascritte in lettere greche: ET IN ARCADIA EGO. La pietra verticale segnava il luogo esatto dove UNO dei dodici nascondigli si trova.»
Il Bastone dell'eremita: «Una lapide fa risalire la morte della marchesa di Blanchefort, ultima castellana du Rennes le Château alla data del XVII GENNAIO MDCOLXXXI e questo deliberato errore può indurre in confusione. La marchesa è morta nel 1781 e si è sostituita alla C una O (zero) che non esiste nelle cifre romane. è evidente che bisogna saltare la "O" per leggere 1681 o servirsene come perno di rotazione, il che dà 1891. All'epoca della pubblicazione del libro, nel 1886, questa stele funeraria già esisteva, e l'abate Boudet la decodifica. Utilizza anche la data di edizione del suo lavoro per avere 1886 ells, che moltiplicati per 2,60 mt, dà circa 4900 metri: la distanzia in linea d'aria dal tiglio del cimitero di Rennes-le-Bains alla vecchia croce di pietra dedicata a Santa Maria Maddalena a Rennes-le-Château. Nel 1891 la Tour Magdala ancora non esisteva ed al suo posto "la croce" dominava ancora la valle dalla punta della roccia. In seguito le due lastre della marchesa furono cancellate dall'abate Saunière su ordine dell'abate Boudet.»

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[19] René Descadeillas, "Rennes et ses derniers seigneurs", 1964, pag. 70: «On pouvait voir ancore au cimitière de Rennes, il y a une soixantaine d'années, la dalle portant l'épitaphe de Marie d'Ablès. La rusticité de l'écriture, les fautes qui dénaturaient l'inscription avaient surpris le curieux.»

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[20] Abbé Bruno de Monts, "Les cahiers de Rennes le Château. Archives, documents Etudes", 1997, Belisane, vol. 3, pag. 34: «Elle vécut seule avec une seule femme de chambre et un domestique dan ce vieux manoir seigneurial, qui tombait de jour en jour en ruine, occupant les seules pièces habitables, dans la partie de la facade du midi, avec sa tour carrée et une autre tour ronde.»

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[21] Pierre Jarnac, "Histoire du Tresor de Rennes le Château", 1984, Association pour le développement de la lecture, pagg. 114-131.

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[22] Abbé Bruno de Monts, "Les cahiers de Rennes le Château. Archives, documents Etudes", 1997, Belisane, vol. 2, pagg. 1-19; vol. 3, pag. 33.

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[23] Jean Joseph Ange d'Hautpoul-Felines(1754-1807), generale dell'esercito sotto Napoleone, senatore del Regno. Paul Louis Joseph d'Hautpoul (1764-1849), vescovo di Cahors. Marie Constant Fidele Henri Amand marchese d'Hautpoul (1780-1853), paggio di Luigi XVI, istitutore del figlio di Enrico duca di Chambord, pretendente al trono francese. Alphonse Henri conte d'Hautpoul (1789-1865), Primo Ministro di Francia.

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[25] Laura Bertolaccini, "Sepolture individuali e tombe di famiglia. Immagini e simboli della morte; I servizi funerari", n.1, Rimini, gen-mar 2001, pagg. 57-61: «Chiamata, ancora nel diciassettesimo secolo, chapelle o représentation, perché circondata da lumi come l'altare della cappella di una chiesa e sormontata da una statua che ricorda l'usanza medievale di esporre il cadavere alla vista dei fedeli, con la tomba-cappella già all'interno della chiesa si delinea un po' alla volta l'uso secondo cui lo spazio dei morti è la parte sotterranea dello spazio dove i vivi si riuniscono per pregare.»

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[26] M. de Saint-Allais ed altri, "Nobiliaire Universel de France ou Recueil général des genéalogies historiques des maison nobles de ce royaume", Paris, Libairie Bachelin-Deflorenne, 1873, tome second, prèmiere partie, pagg. 74-77.

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[27] M. Bizzarri, F. Scurria, "Sulle tracce del Graal", Roma, Edizioni Mediterranee, 1996, La sinistra stirpe degli Hautpoul, pagg. 142-153.

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[28] J. Th. Lasserre, "Histoire du pélerinage de Notre-Dame de Marceille, près Limoux-sur-Aude", Limoux, J.M. Talamas, 1891, pag. 41.

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[29]

  • François Pierre D'HAUTPOUL-RENNES ≈ Marguerite DE St JEAN DE PONTIS
  • Blaise D'HAUTPOUL-RENNES †1688 ≈ Marie Lucrèce DE VIVIER
  • Henri D'HAUTPOUL-RENNES †1695 ≈??
  • Blaise
  • Charles
  • François D'HAUTPOUL-RENNES /1689-1753 ≈ 1752 Marie DE NEGRI D'ABLES †1781
  • Joseph
  • Marie Lucrèce ≈ François Claude DE MONTESQUIEU
  • Hyacinte ≈ Claire DE VILLEMUR †/1749
  • Pierre II ≈Marie-Jeanne DE VERNON
  • Pierre
  • Jean
  • Pierre François D'HAUTPOUL-SEYRES 1726-1797 ≈ Marie DE MONTESQUIEU
  • Louis
  • Antoine Jean
  • Louis François
  • Charles
  • Antoine
  • Jean
  • Antoine
  • Anne≈ Pierre DE MONTESQUIEU

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[30] Documents René Descadeillas - Alain Feral

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[31] Pierre Jarnac, "Histoire du Tresor de Rennes le Château", 1984, Association pour le développement de la lecture, pagg. 112.

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[32] Franck Marie, "Rennes le Château, étude critique", Dammarie les lys, S.E.L.I.S., 1978, titolo 1, pag. 27.

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[33] Notizia proveniente da una recente segnalazione di Paul Sassez a Mariano Tomatis e da un libro di Monteils. Sono in corso ricerche al riguardo.

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[34] Mariano Bizzarri, "Rennes le Château, dal Vangelo perduto dei Cainiti alle sette segrete", Roma, Edizioni Mediterranee, 2005, pagg. 46-50.

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