Considerazioni introduttive

Un discorso più positivo e costruttivo al riguardo della veridicità dei documenti, può essere fatto per l'epitaffio sulla lapide verticale della tomba di Marie de Negre d'Hautpoul.
Quello della lapide della marchesa, non è il primo e solo caso di monumento funebre nel quale sia stata nascosta una qualche intenzione od istruzione segreta in varie forme nei più diversi testi crittografici. L'uso di questo sistema è antico ed aveva trovato la sua prima espressione proprio nelle iscrizioni funerarie nelle prime tombe dei cristiani, durante le persecuzioni attuate contro di loro dagli imperatori romani in più di quattro secoli, prima che con Costantino, il Cristianesimo (cattolicesimo di Roma) diventasse la nuova religione di Stato. Per rendersene conto basta osservare le iscrizioni ritrovate nelle catacombe ed anche nei sotterranei del Vaticano; l'epitaffio sulla tomba del celebre matematico greco Diofanto; il crittogramma inciso sull'altare argenteo, copertura di quello in marmo, nella chiesa di San Nicola a Bari o l'epitaffio inciso sulla tomba di Shakespeare.

Nel novero dei documenti noti ed utili per poter effettuare una ricostruzione temporale degli eventi nella complessa storia di Rennes le Château l'unico che sembra uscire fuori dal ripetitivo canone della falsità materiale è l'epitaffio scolpito sulla stele (lapide verticale), posta in bella mostra di sé sulla tomba di Marie de Nègre, vedova di François d'Haupoul, ultimo signore dell'antico castello. Che non possa trattarsi di un falso è fatto certo: il testo dell'epitaffio era stato copiato da Elie Tisseyre che lo aveva anche riportato nella relazione preparata per il SESA, l'associazione culturale locale di cui egli era membro [1].

È questo uno dei punti più importanti della nostra storia in quanto, l'epitaffio, è l'unico documento, diversamente dai tanti altri depositati presso la Biblioteca Nazionale di Francia, per il quale non sembra esserci stata manipolazione - in particolare da parte del solito Plantard o dei suoi soci - anche se il suo testo è pieno di inesattezze:

CT GIT NOBLe M
ARIE DE NEGRe
DARLES DAME
DHAUPOUL De
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AGEE DE SOIX
ANTE SEpT ANS
DECEDEE LE
XVII JANVIER
MDCOLXXXI
REQUIES CATIN
PACE

è noto che la prima menzione della presenza, nel cimitero di Rennes, delle lapidi (verticale ed orizzontale) si trova in un libro, depositato in epoca successiva alla sua redazione (1884) alla Biblioteca Nazionale Francese a Parigi, del quale è stata assegnata la paternità a Eugène Stublein [2].

Tomba della marchesa Marie de Nègre d'HautpoulQuesti scrisse molti articoli e tre libri, il più famoso dei quali è "Descriptions d'un voyage aux établissments thermaux de l'arrondissement de Limoux" (1877) composto di sole 31 pagine. Eugène era un eclettico, versato in diversi campi, che amava porsi sempre delle domande. Visse, per la maggior parte della sua vita, nelle immediate vicinanze di Rennes le Château e dal suo piccolo libro di viaggio appare chiaro che traeva piacere nel visitare nuovi luoghi e fare scoperte. Da questo suo specifico interesse potrebbe derivare il fatto che egli abbia potuto illustrare le sue scoperte con semplici immagini dei monumenti da lui stesso ritrovati e, quindi, anche delle due antiche lapidi di Rennes le Château.

Il fatto importante, da tenere presente, è quello che, all'epoca, tutti i libri che venivano pubblicati non sempre erano poi registrati negli archivi delle principali biblioteche ed istituzioni e questo, per esempio, fu proprio il caso del libro di Boudet "La vrai langue celtique": tutto ciò potrebbe essere accaduto anche per il misterioso libro "Pierres gravées du Languedoc".
Bertrand d'Arondel aveva segnalato l'esistenza di altre due opere dello Stublein, già menzionate dall'abate Sabarthès in "Bibliographie de l'Aude" (1914) : "But de promenades et objets curieux qui existent dans les environs de Rennes-les-Bains" (1884) e "Rennes-les-Bains, Description" (1886). Forse i due libri contenevano notizie su antichi manufatti osservati dallo scrittore nel suo girovagare nelle vicinanze di Rennes le Château ma, anche di questi volumi, però, non c'era alcuna traccia nelle biblioteche della zona ed in quella di Parigi e, solo recentemente è stata data notizia del ritrovamento del primo ("Pégase", n. 5 novembre/dicembre 2002).

è, comunque, possibile che il libro possa essere il frutto di un'abile manipolazione successiva, fatta da altri, dell'originale testo, anche se non abbiamo assolutamente alcuna prova né che sia una copia dell'originale di Stublein né, al contrario, di una sua falsificazione: tale certezza potrebbe essere raggiunta solo dal confronto di eventuali altre copie del libro e, solo da questo esame, si potrebbe decidere sulla sua autenticità. Una prova della manipolazione del libro è stata data da Jarnac che ha raffrontato la firma apposta sotto le figure della lapide con quella autentica di Stublein tratta dal "Descriptions" e che sono del tutto diverse tra loro.

Dal momento, però, che nell'attualità, siamo in presenza di un'assoluta indisponibilità di copie di quel libro, l'ipotesi a favore della sua originalità non sembra potersi accettare e, proprio per questo motivo, molto è stato scritto per screditarlo: in particolare, è stata messa in dubbio anche quella della firma del suo presunto autore, apposta in calce al libretto che, pertanto, è ritenuta apocrifa [3].

Un'altra menzione dell'epitaffio della lapide verticale è stata riportata nella nota memoria che, lo studioso di storia locale, Elie TISSEYRE, aveva fatto per il SESA, l'associazione culturale di cui era membro. Nel suo scritto aveva riferito di un'escursione, avvenuta il 26 Giugno 1905, e della ricognizione sulla conservazione di alcuni monumenti nella zona vicina a Rennes le Chateau e, allo scopo, si era anche soffermato sul cimitero del paese. Lì, abbandonata e spezzata in due, aveva scoperto un'antica lapide dove s'intravedeva ancora un epitaffio che, sebbene non perfettamente conservato, era ancora leggibile e ne aveva abbozzato il disegno [4].

dalleLa rottura e l'abbandono alle intemperie della lapide, descritta da Tisseyre, sembrano essere stati voluti proprio da Saunière che, nel 1895, aveva fatto dei lavori per la rimozione di alcune vecchie tombe del cimitero - forse per crearvi nuovi spazi - e la costruzione di un ossario per deporvi i resti.
Certo è che quell'intensa attività - svolta personalmente dal curato, spesso durante le ore notturne ed in compagnia della giovane perpetua, Marie Denarnaud - non poteva esser passata inosservata e, comunque, non piacque per niente ai suoi compaesani che protestarono presso il sindaco perché fermasse lo scempio che Saunière stava facendo delle tombe dei loro avi. Negli archivi municipali di Rennes le Chateau sono conservate due lettere (12 e 14.3.1895) che sono state più volte pubblicate [5].

Sembra che le lapidi sulla tomba della marchesa de Negre, situata a ridosso del campanile della chiesa, siano state messe dall'abate Bigou, nel 1789, e vi siano rimaste sino al 1895.

In quello stesso periodo, come abbiamo già detto, Saunière tolse le lapidi e le gettò in un angolo del cimitero ma, a causa delle lamentele dei discendenti della de Negre (Dominique Olivier d'Hautpoul), fu obbligato a sistemare una nuova lapide sulla tomba (febbraio 1895). Poco dopo, sempre a causa di un'altra protesta degli d'Hautpoul, Saunière fu costretto a sostituire la lapide rifatta, definitivamente, con un'altra [6].

Questi spiacevoli incidenti potrebbero essere costati molto denaro all'incauto curato di Rennes che fu obbligato a pagare una somma ingente ai discendenti della marchesa de Negre, quelli stessi che avevano protestato per quanto era stato fatto alla tomba della loro ava, e dal 1906, ogni anno Saunière dovette forse inviare loro, segretamente, una somma pari a 5.000 franchi oro, in riparazione dei danni fatti alla tomba ed alla chiesa di santa Maria Maddalena [7].

A questo punto è possibile trarre delle conclusioni ed una prima deduzione certa da quanto sin qui esposto: l'epitaffio sulla lapide verticale era conosciuto perlomeno dal 1905 e, molto probabilmente era una copia fedele dell'originale: Saunière, infatti, nel 1895, aveva già tolto la vecchia lapide, per motivi sconosciuti, durante la sua insolita attività notturna ed i lavori che aveva fatto eseguire nel cimitero.

Certo è che, al di là della motivazione apparente della ricerca di nuovi spazi e dei lavori necessari al cimitero, quando il curato di Rennes le Chateau capì che l'epitaffio nascondeva informazioni preziose per ritrovare qualcosa che molto gli interessava, fece altrettanto presto a disfarsi della lapide sottraendola agli occhi indiscreti dei curiosi e dei ricercatori. Stretto, però, dalle pressanti richieste dei discendenti della marchesa d'Hautpoul dovette, a malincuore, subito restituire alla tomba una copia della lapide, quella stessa che poi fu vista e citata di Tisseyre, per la cui distruzione Saunière dovette ben ricompensare gli eredi della nobile de Nègre.



Note

[1] Elie Tisseyre: Archives Départementales de l'Aude, "Une excursion à Rennes le Château" (25 juin 1905), Bulletin de la Société d'Etudes scientifiques de l'Aude, 1906, vol. 17, pag. 98-103.

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[2] Eugène STUBLEIN, "Pierres gravées du Languedoc", 1884, Biblioteca Nazionale Francese, Paris, giugno 1966, con una nota dell'abate Joseph Courtaly di Villarzel du Razès, aprile 1962.

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[3] La biografia di Stublein è stata tratta, con il consenso dell'autore, dal sito web di Alan SCOTT.

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[4] Elie TISSEYRE, "Excursion du 25 juin 1905 à Rennes le Château", Bulletin de la Société des Etudes Scientifiques de l'Aude, 1906.

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[5] http://www.renneslechateau.it - I LAVORI NEL CIMITERO (1895)

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[6] Jean DELAUDE, "Le cercle d'Ulysse", Editions Dyroles, Toulouse, luglio 1977.

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[7] Madeleine BLANCASSAL, "Les descendantes mérovingiens ou l'énigme du Razés Wisigoth", Genève, agosto 1965.

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